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san giacomo dall'orio

la via Romea Leona - da Venezia a Altopascio


introduzione e storia

Un vecchio adagio dice che 'tutte le strade portano a Roma'! Certo, un tempo dalla capitale dell'impero si diramava una serie di strade che la univa ai più remoti territori, che col passare dei secoli erano diventati sue province.
Con l'avvento del cristianesimo, e con l'impero diventato da pagano a cristiano, su quelle strade hanno cominciato a muoversi anche i credenti della nuova religione, diretti verso la più grande metropoli dell'antichità. Qui vi avevano trovato il martirio e la morte apostoli e semplici credenti, qui era stata posta la sede del successore di Pietro, e numerose chiese erano sorte a ricordare i primi martiri e santi.

Da ogni parte del mondo cristiano arrivavano a Roma pellegrini diretti a questi luoghi: in special modo alla tomba di Pietro, il principe degli Apostoli, colui al quale Gesù disse tu es Petrum et super hanc petram edificabo ecclesia mea.

Ma, con la parabola discendente dell'Impero, e le successive invasioni barbariche, si ebbe una decadenza economica e sociale di notevoli dimensioni. Le antiche strade consolari dovettero essere in parte abbandonate: la mancanza di manutenzione, il crollo dei ponti e l'impaludamento avevano costretto i viaggiatori a scegliere percorsi alternativi. Si erano venuti così a formare nuovi itinerari, che a tratti potevano anche coincidere con le vecchie vie, a volte vi passavano vicini, a volte si trattava di percorsi totalmente nuovi.

Nel corso del Medio Evo, la più importante strada di comunicazione tra Roma ed il nord dell'Italia, e poi il nordovest dell'Europa, ossia la Francia e l'Inghilterra, veniva chiamata la 'Via Francigena'. Sul suo tracciato, per secoli, un innumerevole popolo di viandanti e pellegrini ha lasciato le impronte dei suoi stanchi piedi. Per secoli, lungo il suo ciglio, costoro vi hanno sostato stremati dalla fatica, dal caldo, dalla pioggia e dal freddo. Così, sfidando le intemperie, i pericoli, i briganti e le guerre, gente da tutta Europa si dirigeva verso Roma.

La Via Francigena, attraverso vari itinerari, arrivava dunque ai valichi alpini. Chi passava per il Gran San Bernardo proseguiva verso Aosta e poi in direzione della pianura per arrivare a Vercelli. Chi transitava invece per il Monginevro o il Moncenisio scendeva a Susa, proseguiva per Torino e poi convergeva su Vercelli. Passava quindi per Pavia, Piacenza e superava gli Appennini al passo della Cisa.
Qui entrava in Toscana toccando Sarzana, Lucca, Altopascio, Fucecchio, Castelfiorentino, Monteriggioni, Siena, Montalcino, Acquapendente ed entrava nell'alto Lazio. Passava per Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Sutri, La Storta e infine Monte Mario (il Mons Gaudi), da dove si poteva finalmente vedere la basilica di San Pietro: la tanto sospirata meta!

Se questa era la principale strada che dal nord portava a Roma pellegrini e viandanti, ve ne erano comunque delle altre che, seppur di minore importanza, si dirigevano verso la tomba di San Pietro.
Ricordiamo Questi erano i percorsi principali, poi ve n'erano degli altri, che si erano venuti a creare nel tempo, magari con lo scopo di passare per una determinata città, oppure per evitarla. Le guerre, le pestilenze, la malaria, ecc. stimolavano poi a cercare itinerari sicuri.
Ai giorni nostri, con la moderna tecnologia e con i mezzi di trasporto che in poche ore portano da una parte all'altra del pianeta, si comincia a sentire il bisogno di fare esperienze dove la fatica, il sudore, lo sforzo fisico, la solitudine e la preghiera siano presenti: si sente nuovamente il desiderio di essere pellegrini.
Ripercorrere queste antiche strade, provare di nuovo, pur nelle mutate condizioni, le sensazioni dell'uomo medioevale: ecco la nuova aspirazione di molti uomini del terzo millennio. Ma queste strade dove sono? Abbandonate da lungo tempo sono ora per la maggior parte sparite, ricoperte di boscaglia o di rovi, oppure asfaltate: solo per brevissimi tratti sono ancora distinguibili e praticabili e piedi.
Vi é dunque la necessità di tracciare percorsi nuovi, ricalcando dove é possibile gli antichi.
E' dunque in quest'ottica che si muove l'Associazione Triveneta degli Amici di Santiago con la pubblicazione di questo lavoro.

Per quanto riguarda la Via Francigena sono già stati pubblicati dei libri e delle guide, anche recentemente.
Lo scopo di questa guida é quello di tracciare un percorso che, partendo da Venezia, si congiunga alla Via Francigena ad Altopascio, per poi proseguire con quell'itinerario verso Roma. Quindi un percorso che funzioni da raccordo fra le regioni poste a nordest della penisola e la direttrice principale.

l'inizio: Venezia i pellegrini le chiese e gli ospizi

Venezia é stata per secoli la principale potenza navale del Mediterraneo. Le sue navi percorrevano tutte le rotte mercantili allora conosciute, sul molo di San Marco approdavano e partivano mercanti, pellegrini e viaggiatori di ogni paese, sulla striscia di terra del Lido sostavano i Crociati in attesa di partire per la Terrasanta. Indubbiamente una città con tale vocazione internazionale non poteva non essere un punto di partenza per pellegrinaggi, e i numerosi ospizi, un tempo esistenti, ne sono la concreta testimonianza.

Un elemento significativo, che indubbiamente caratterizza questa realtà legata al mondo dei pellegrini, é proprio la devozione a San Giacomo, che si manifesta con la presenza di luoghi di culto a lui dedicati. A Venezia e nelle isole della laguna vi erano ben cinque che lo vedevano come patrono.

La prima che lo vede come santo titolare é quella di San Giacomo dall'Orio, situata nel cuore della città, in uno dei campi più caratteristici e popolari. La prima notizia della sua esistenza la si ricava da un documento dell'anno 979, dove si cita un certo 'Joannes Longobardo, liberto Petro, presbitero de Sancto Jacobo'.
Di come fosse questo primitivo edificio non sappiamo niente, probabilmente era di legno, come molte altre chiese e case veneziane. Altre testimonianze ci dicono che venne sicuramente riedificata nel 1225, in stile romanico. Nei secoli successivi vi sono state aggiunte, rifacimenti, restauri e modifiche, ma sostanzialmente é la stessa costruzione dei nostri giorni.

Ma come era giunta a Venezia la devozione a San Giacomo? Indubbiamente con la sua attività mercantile e il continuo andirivieni di viaggiatori, la conoscenza di questo santo, così diffusa nel modo iberico, aveva preso piede anche nella Serenissima.
Nella primavera di ogni anno partiva la Muda di Fiandra: il convoglio di navi mercantili che, oltrepassato lo Stretto di Gibilterra, costeggiava il Portogallo e la Galizia, dirigendosi poi verso Bruges e Londra, facendo tappa nei porti di Oviedo, Gijon e La Coruña: tutti luoghi da dove si imbarcavano o sbarcavano pellegrini diretti o provenienti da Santiago de Compostela.

Ritornando alla chiesa di San Giacomo dall'Orio, sappiamo con certezza che un tempo qui aveva la sua sede e il suo altare la Confraternita (o Scuola) di San Giacomo che, tra i suoi compiti, aveva anche quello di accompagnare in processione i pellegrini fino al molo, da dove si imbarcavano per iniziare il lungo viaggio. Nel 1495 é documentata la presenza di pellegrini diretti a Compostela, poiché i capi della Confraternita ordinavano che il proprio cappellano li accompagnasse fino al molo di San Marco. Da qui potevano poi imbarcarsi verso Chioggia, oppure Fusina, o per altri itinerari. La tela di un anonimo pittore cinquecentesco, titolata 'Cena di Emmaus' sono rappresentati due pellegrini, ricorda che questa partenza solenne avveniva la domenica successiva alla Pasqua.

In un'altra tela é rappresentato il miracolo dell'impiccato (o 'del gallo e della gallina'). Poi, sul paliotto del vecchio altare maggiore, un bel bassorilievo attribuito a Giuseppe Torretto rappresenta il martirio del santo. Lo stesso in un piccolo dipinto di Andrea Schiavone, posto davanti all'organo. Il santo viene raffigurato in veste da pellegrino anche nel dipinto di Lorenzo Lotto che si trova nel presbiterio; lo stesso fece Palma il Giovane in un dipinto della Sacrestia Vecchia.
Viene poi anche rappresentato da due piccole statue di Bortolo Cabianca, una all'esterno e una all'interno della chiesa.
Nella cappella di fondo di sinistra, si trovano due portelle d'organo, dipinte dallo Schiavone: in una vi é rappresentato San Giacomo in veste da pellegrino, nell'altra suo fratello San Giovanni Evangelista.
Ma sicuramente la testimonianza più antica e suggestiva ci viene offerta dal testo di una preghiera di benedizione che risale all'anno 1038, che il parroco di San Giacomo dell'Orio impartiva ai pellegrini prima della partenza:

O Signore, che non neghi mai il tuo aiuto a quelli che ti amano,
e per quelli che ti servono nessuna terra é lontana,
benedici il cammino dei tuoi fedeli verso il sepolcro dell'apostolo Giacomo
affinché, con la tua protezione e con la tua guida,
camminino senza peccato per i sentieri di giustizia.
Per Cristo nostro Signore.
Amen


Un'altra chiesa dedicata a San Giacomo si trova nei pressi del ponte di Rialto, che date le sue piccole dimensioni viene comunemente chiamata San Giacometto. La tradizione la considerava la più antica della città, e la vuole costruita proprio il giorno della mitica fondazione di Venezia: il 25 marzo del 421. Con maggior sicurezza la si ritiene costruita nel XII0 secolo, poco dopo l'edificazione del grande mercato di san giacometto Rialto, iniziata nel 1097. La tradizione ricorda che quando il papa Alessandro III arrivò a Venezia nell'anno 1177, per le trattative di pace con l'imperatore Federico Barbarossa, nel ringraziare Venezia per il suo impegno, oltre a concederle la Signoria sull'Adriatico, decretò indulgenze speciali per quei pellegrini che visitavano la basilica di San Marco e altre per chi si recava nella chiesa di San Giacometto 'in die Coena Domini'.
La pace venne conclusa il 24 di luglio, e il giorno 25, solennità del Santo Apostolo, il papa si recava nella stessa chiesa a celebrare la Messa. Da allora ogni anno, in 'die Coena Domini', il Doge e la Signoria sarebbero andati a visitare la chiesa per ottenere le indulgenze.

Su un pilastro dell'interno si trova inciso il Breve di papa Leone X, recante la data 5 marzo 1520, dove viene ricordata la vicenda del suo predecessore, e poi concede ai pellegrini diretti a Compostela le stesse indulgenze riservata a quelli diretti a Roma o in Terrasanta.

Nell'isola della Giudecca troviamo la Fondamenta San Giacomo. Questa testimonianza toponomastica é tutto ciò che rimane della grandiosa chiesa di San Giacomo, con l'annesso convento, fondata nel 1340 da Marsilio da Carrara, signore di Padova, che disponeva nel testamento i capitali necessari per la sua costruzione. Sempre alla Giudecca, sopra il portale della chiesa di Sant'Eufemia, si trova un bassorilievo cinquecentesco dove si vede la Madonna con il Bambino assisa in trono, fra San Giacomo e Sant'Eufemia.

Un'altra chiesa a lui dedicata si trovava a Murano. La prima notizia risale al 1324, e parla di un monastero abitato da Regolari Agostiniani. Con il passare del tempo venne affidato a delle monache. Sicuramente esisteva nel 1799, quando il vescovo di Torcello decise la sua chiusura destinandolo ad uso profano. Nel 1808 la chiesa e il monastero erano già diroccati; attualmente non esiste più nessun ricordo, neppure toponomastico.

Chi va in motonave a Torcello, poco dopo aver superato l'isola di Murano, vedrà sulla destra un isolotto con alcune costruzioni, dei ruderi e una cavana per il ricovero delle barche: é questa l'isola di San Giacomo in Paludo. Della sua esistenza abbiano notizie fin dal 1146. Inizialmente venne costruito un ospizio solo per pellegrini, verso la metà del 1200 venne assegnato ai monaci Cistercensi, che però continuarono la tradizione di ospitalità. Verso la fine del 1400 venne adibito anche ricovero per appestati, non essendo a volte sufficienti gli altri due lazzaretti.
Nel corso del 1800 passò ai militari, che vi installarono delle batterie di artiglieria.

Sempre restando in laguna, andiamo a Chioggia, dove troviamo un'altra chiesa dedicata a San Giacomo, ricostruita nel 1742. Nel 1806 il presbiterio venne trasformato in un venerato santuario, quando vi fu trasportata l'immagine della Madonna della Navicella.
Ma anche in altre chiese veneziane troviamo altari dedicati a San Giacomo. Uno di questi si trova nella chiesa di San Lio (ovvero il santo papa Leone X), nell'altare della Scuola dei Capeleri, dove il Tiziano rappresenta l'apostolo in vesti da pellegrino.
Altri dipinti che lo raffigurano si trovano nelle chiese di San Barnaba, San Vidal, San Pietro di Castello, Santa Maria dei Miracoli, San Giovanni Evangelista e San Salvador.

In città vi erano inoltre molti ospizi, nei quali i pellegrini trovavano alloggio e assistenza. Bisogna ricordare che nelle sedi delle Scuole Grandi (confraternite a carattere devozionale ed assistenziale) era sempre presente una Sala dell'Albergo, così chiamata perché vi potevano essere ospitati viandanti e pellegrini. Altri ospizi venivano chiamati le Ca' di Dio, delle quali una sola sopravvive, in Riva degli Schiavoni, trasformata in casa di riposo per anziani.

Ma forse l'edificio più importante adibito a questo scopo era il grande Ospizio di San Marco, fondato dal doge Pietro Orseolo tra il 976 e il 978, ubicato nelle costruzioni che un tempo si trovavano a ridosso del campanile, dove c'era una anche una cappella. L'ospizio era governato da un Rettore con il titolo di Abate. Nel 1591, a seguito di una serie di lavori di sistemazione della piazza, che prevedevano l'abbattimento di tutte queste casupole, lo si dovette spostare. Si decise allora di edificarlo in Campo Rusolo (corruzione di Orseolo), oggi chiamato campo San Gallo, dove si trovavano altre proprietà degli Orseolo: qui prese anche il nome di Ospedaletto. Dell'antico ospizio oggi rimane solo l'Oratorio, ricostruito nel 1703, che godeva di privilegi e indulgenze particolari.
Un altro ospizio sorgeva nell'isola della Giudecca: era l'Ospedale di San Biagio. Da antichi documenti apprendiamo che era desinato a pellegrini 'che su navigli veneti andavano in Terra Santa'.
Vicino al Lido si trova poi l'isola del Lazzaretto Vecchio, dove un tempo sorgeva un ospizio per pellegrini con una chiesa dedicata a Santa Maria di Nazareth.

Subito dietro all'isola di San Giorgio Maggiore, si trova l'isola de La Grazia (contrazione del nome di Santa Maria delle Grazie). Nel 1264 offriva ai pellegrini di Terrasanta (per lo più inglesi, francesi e tedeschi) un ospizio, che nel XV0 secolo venne trasformato in un convento dell'Ordine di San Girolamo da Fiesole. Qui si venerava una icona con l'immagine della Madonna, che la tradizione attribuiva a San Luca Evangelista.
Nel corso del 1800 l'isola venne adibita ad uso militare, verso la fine del secolo, e fino a pochi anni fa, era la sede del reparto infettivi dell'Ospedale Civile. Da qui partivano ogni anno, al 17 di luglio, i pellegrini per il 'perdono di Assisi': salpavano al tramonto salutati da una gran folla venuta dalla città. Questa tradizione si conservò fino alla caduta della Repubblica. Anche nella vicina isola di San Clemente, prima che gli Agostiniani nel corso della seconda metà del 1400 vi costruissero il loro convento, esisteva un ospizio per pellegrini.

E' interessante ricordare che il primo diario che si conosca di un pellegrino diretto a Compostela é quello di un anonimo viaggiatore veneziano, che lo scrisse nella prima metà del XIV0 secolo. Tale manoscritto si trova nella Biblioteca Marciana di Venezia, ed é stato studiato e pubblicato da una ricercatrice spagnola, di origine veneta per via di madre: Angela Mariutti de Sanchez Rivero. Il titolo é: 'Da Veniexia per andar a meser San Zacomo de Galizia per la via da Chioza'.

Da come abbiamo visto, quella che con termini moderni potremo chiamare 'vocazione turistica' era presente a Venezia fin già dall'epoca medioevale. La città era dunque un punto ideale di transito, di concentrazione e di partenza per i pellegrini diretti a Roma, Gerusalemme e a Santiago de Compostela. Ma anche a Venezia vi erano chiese meta di pellegrinaggio.

Occorre ricordare che, grazie ai suoi commerci e alla sua potenza militare, molte preziose reliquie erano state qui portate dall'Oriente. Così vi erano pellegrini che avevano proprio Venezia come meta. Ora parlare delle innumerevoli reliquie presenti in città sarebbe un'impresa lunga e difficile, é quindi il caso di soffermarsi solo sulle principali.
Sicuramente la più importante e la più nota é quella di San Marco, che nell'anno 828 venne trafugata da Alessandria d'Egitto da alcuni mercanti veneziani e portata poi a Venezia, dove venne accolta con grandissime solennità. Si decise allora che il nuovo patrono della città fosse San Marco, che prese il posto di San Teodoro. In suo onore venne costruita una prima chiesa, che nell'anno 976 venne in parte incendiata durante la rivolta contro il tirannico doge Pietro Candiano.

basilica di san marco Nel 1063 il doge Domenico Contarini dava inizio alla costruzione di un nuovo edificio sacro, che venne solennemente consacrato nel 1094. Per secoli i veneziani arricchirono la nuova basilica di marmi preziosi e mosaici, ed é quella che tutt'oggi possiamo vedere nello splendore dei suoi quasi cinquemila metri quadrati di mosaico. Il corpo dell'Evangelista venne posto sotto l'altare maggiore, venerato dai veneziani e dai pellegrini che arrivavano.
Ad incrementare l'afflusso concorse anche il fatto che papa Alessandro III, nel 1179, aveva concesso il privilegio della remissione dei peccati a chi visitava la basilica di San Marco. Quindi molto prima del 1300, quando papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo, proclamando l'Indulgenza Plenaria per i pellegrini che si recavano a Roma sulla tomba di San Pietro. Altre particolari indulgenze vennero poi date a chi si recava a San Marco nei giorni della Fiera della Sensa (ovvero dell'Ascensione), così agli interessi spirituali si affiancarono ben presto anche quegli economici.

Nel 1110, con uno stratagemma, il corpo del protomartire Santo Stefano venne portato a Venezia e custodito nella chiesa di San Giorgio Maggiore, dove attualmente ancora si trova. Ogni anno, il 26 dicembre, nella ricorrenza della sua festività, il doge, la Signoria e una gran folla, con un suggestivo corteo acqueo si recavano nell'isola. Così anche durante tutto l'anno, fedeli e pellegrini andavano a pregare sull'altare che custodiva le sue spoglie. Ora, purtroppo, non solo ciò non avviene più, ma anche pochi sanno che il corpo del protomartire si trova a Venezia!

Nel 1204, a seguito della IV Crociata e della conquista di Costantinopoli, venne portato a Venezia il corpo di Santa Lucia, la vergine e martire di Siracusa. Dapprima venne deposta nella chiesa di San Giorgio Maggiore, e subito divenne oggetto di venerazione, con relativo afflusso di fedeli e pellegrini.
Ogni anno, al 13 di dicembre, un corteo acqueo portava nell'isola i devoti della santa. Ma il maltempo, che caratterizza questo periodo dell'anno, aveva fatto si che più di una volta il vento e la pioggia causassero l'affondamento di qualche imbarcazione. Nel 1280 venne portata in città, in una chiesa ubicata nel luogo dove ora sorge la stazione ferroviaria. Inizialmente la chiesa era dedicata all'Annunziata, ma poi prese il titolo di Santa Lucia.
Nel 1860 la chiesa venne abbattuta per far posto ai nuovi edifici della stazione ferroviaria, così che il corpo venne portato nella non lontana chiesa di San Geremia, che da allora prese la doppia titolazione dei Santi Geremia e Lucia. Ogni anno, al 13 dicembre, la chiesa viene visitata da molti fedeli, e anche durante tutto l'anno non pochi pellegrini vengono a rendere omaggio alla santa.

Nel 1485, alcuni mercanti veneziani molto devoti a San Rocco, considerato il protettore dalla peste, si trovano a Montpellier, nel sud della Francia. Sono talmente infervorati nelle loro orazioni che, all'ora di chiusura della chiesa, vogliono ancora fermarsi a pregare sulla tomba del santo. Colpito da tanta devozione, il custode concede loro di passare la notte dentro la chiesa a vegliare e pregare. Ma, quando al mattino seguente va ad aprire il portone, non vi trova più né i mercanti né tanto meno la venerata reliquia! Così il corpo di uno dei santi taumaturghi più venerati dell'epoca prende anch'esso la strada di Venezia.
Da pochi anni qui si era costituita una Confraternita a lui intitolata. L'arrivo della preziosa reliquia contribuì ad accrescere l'importanza dell'istituzione. Il corpo venne sepolto in una chiesa a lui dedicata, mentre a fianco vi sorgeva una nuova sede della Confraternita, sede che venne poi rinnovata nella prima metà del 1500. E' questo l'edificio conosciuto come la Scuola Grande di San Rocco, dove il genio pittorico del Tintoretto si espresse ai suoi più alti livelli.

In un periodo storico che vedeva l'Europa periodicamente attraversata dal flagello della peste, avere addirittura il corpo del santo protettore, rappresentò un altro motivo di attrazione di fedeli e pellegrini. Ogni anno, al 16 di agosto, una messa solenne viene celebrata nella chiesa, la Scuola é aperta al pubblico, un grande e ricco tendone copre quasi tutto lo spazio del campo antistante, un tempo vi partecipava il doge e la Signoria, ora il sindaco e altre autorità civili e militari.

Con il passare del tempo, altre chiese divennero meta di pellegrinaggio, anche se a carattere più locale.
Dopo la terribile peste del 1576, quella che provocò anche la morte del Tiziano, venne deciso di costruire un tempio votivo dedicato al Redentore, a compimento del pubblico voto fatto dal Senato nel caso la peste terminasse. Così, ogni anno, nella terza domenica di luglio, attraverso il ponte provvisorio che viene nell'occasione costruito, una gran folla di fedeli si reca nella grande chiesa palladiana.
Ora la festa é diventata più che altro profana, la gente viene a Venezia soprattutto per vedere lo spettacolo pirotecnico, o per far bagordi nelle barche e nelle calli, ma non pochi sono anche coloro che vanno ad assistere alla Messa solenne, celebrata dal Patriarca alla presenza delle autorità civili e militari della città.

Dopo l'analoga grande pestilenza del 1630, quella citata dal Manzoni nei Promessi sposi, si decise la costruzione di una grande basilica dedicata a Santa Maria della Salute. Il magnifico tempio barocco é opera di Baldassare Longhena.
Ogni anno il 21 di novembre, nella ricorrenza della festività della Presentazione della Beata Vergine Maria, la chiesa é meta di una innumerevole folla di fedeli, che portano candele in voto ed in omaggio alla Madonna. Nei vari altari le Messe si susseguono, e quella solenne viene celebrata dal patriarca alla presenza delle autorità cittadine.
Tranne qualche bancarella con dolciumi, zucchero filato e palloncini, non ci sono altri motivi profani di attrazione, e la folla che si accalca agli ingressi viene solo per atto di devozione alla Madonna.
E' questa sicuramente la festa religiosa più sentita e più importante della città. Anche in questa occasione viene allestito un ponte votivo e un pellegrinaggio dei giovani veneziani ha luogo la sera precedente alla festa.

Da quanto sommariamente esposto, si comprende come Venezia abbia tutte le caratteristiche di una città che, anche attualmente, oltre all'innumerevole folla di turisti, può essere motivo di visita per chi intende fare un'esperienza di pellegrinaggio.
Un punto di partenza ideale dunque, ricco di memorie e di luoghi che meritano una visita, non solo nell'ottica turistica ma anche in quella della fede.