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pellegrini a carceri

lungo la via Romea Leona leone san marco


da Monselice a Altopascio (9 - 20 giugno 2008) - pellegrinaggio di associazione

Ancora per poco tempo la luce é con voi.
Camminate mentre avete la luce,
perché non vi sorprendano le tenebre.
(Gv 12,35)

Prima di tutto, grazie

Desidero ringraziare le persone che hanno reso fattibile questo progetto, il loro impegno, la loro dedizione e i suggerimenti che hanno offerto. Ringrazio inoltre i molti che ci hanno assistito in questa nostra esperienza: quella di rinnovare modernamente e rendere agibile un percorso di pellegrinaggio che dalla nostra terra porti verso la via Francigena.
Un grazie particolare a Sergio Baldan che senza la sua guida nulla si sarebbe realizzato, a Gianni Pasquale creatore della traccia GPS del percorso, artefice del 'binario' invisibile che guida il pellegrino alla meta.

Ringrazio il parroco di Badia Polesine per il suo gradito dono, lo sconosciuto che ci accoglie in casa nel momento di maggior tormenta, Franco e Giuseppe compagni di un solo tratto ma con braccia piene di doni e suggerimenti organizzativi.
Ringrazio tutti quelli che ci hanno offerto un posto dove dormire, un buon pasto e le loro vivaci conversazioni.
A padre Leone che per primo ha suggerito il rinnovo di questo percorso ad sedem Petri.

il gruppo a monselice Ho avuto il privilegio di avere degli splendidi compagni di viaggio; Loredana Manuela e Luciana, le 'Marta' del gruppo, il timido Lorenzo, Maurizio che ha fornito l'auto di appoggio, Adriano che intona il Rosario, Gian curioso di tutti i cammini, Bruno che ha segnato la via, Andreino e Giuseppe che si sono vinti e decisi di provare un cammino insieme.

E' per noi tutti fonte di turbamento la scelta di come muoverci verso il perdono, la guarigione e la verità che ci attende, così, nella nostra limitatezza, sappiamo solo come metterci in cammino, per quanto aspro sia il suo andare.
Spero che il solco tracciato lungo questa via sia fecondo per tutti quelli camminano in spirito e verità.

Paolo T.

lunedi 9 giugno Monselice - Carceri

Mi sono preso l'ingrato compito di cominciare questo diario senza rendermi conto di essere in grado di assolverlo decorosamente.
Proviamo: ci siamo riuniti a Monselice presso la chiesa di S. Giacomo, nel convento dei francescani; non conoscendo niente del posto mi sembra tutto corretto.
abbazia di carceri Entro le 10.30 tutti i partecipanti sono arrivati e ci siamo presentati; ora bisogna fare memoria di tutti i nomi in modo che sia tutto più facile.
Dopo aver caricato tutte le provviste, Paolo ci ha messo al corrente per tutti i giorni su cosa fare e chiedendo eventuali suggerimenti su da farsi, discutendo tutto si può migliorare ed inoltre aiuta il dialogo, specialmente questo vale per me che sono un lupo solitario. Poi siamo stati in chiesa per la consegna delle credenziali e ricevere un augurio e una benedizione da parte di padre Floriano per il nostro pellegrinaggio. Nel centro poi abbiamo fatto un piccolo pranzo prima di partire.
Alle 13.30 siamo partiti lungo l'argine sotto un sole che picchiava: a tratti si levava un po' di vento che migliorava la temperatura. Si chiacchierava un po' tutti di vari argomenti e mi sembra un'ottima compagnia per trascorrere le prossime due settimane.
In due ore arriviamo a Este: bella città che meriterebbe una visita approfondita. Troviamo la macchina di appoggio che trasporta da bere e dà un frutto a tutti. Si riparte ora lungo strade asfaltate dove il sole si fa notare molto di più, ma in lontananza si sente il rombo di un temporale che però rimarrà sempre lontano da noi.
Verso le 17.30 arriviamo alla Abbazia di Carceri dove avremo alloggio.
L'Abbazia é molto grande ma anche molto degradata dal tempo che non perdona niente.
Le nostre cuoche stanno preparando la cena ed allora ci sarà un altro capitolo di chiacchiere di vario genere per chiudere una giornata buona passata con una ottima compagnia.
A fine pellegrinaggio forse potrò capire meglio quello che é, dentro di me. Di più non mi sento di esprimere perché sarebbe forzato.

Andreino Z.

martedi 10 giugno Carceri - Badia Polesine

Tutti pronti prima dell'orario stabilito; dopo un'ottima colazione andiamo nella chiesa dell'Abbazia. Qui ci attende il parroco di Carceri assieme al quale cantiamo le lodi mattutine e riceviamo la benedizione del pellegrino. verso badia Un ultimo sguardo ai resti ancora discretamente conservati dell'Abbazia ed il pensiero corre grato a quei monaci Agostiniani prima e Camaldolesi poi che dall'anno 1000 circa a dopo il 1600 bonificarono, coltivarono ed insegnarono a lavorare queste terre paludose.
Il cielo é sereno e sono circa le ore otto, seguiamo la strada asfaltata sino a Vighizzolo facendo attenzione al traffico.
Io sono un introverso caratterialmente che tende a rimanere chiuso in sé stesso. Ieri osservavo con piacere ed invidia l'amicizia che lega alcuni di noi che si conoscono, il tempo e la fatica scioglierà anche il mio carattere e sono convinto che farò amicizia con questi miei compagni e compagne di avventura.
Il sole picchia e lungo la strada e l'argine verso la discarica di S. Urbano non vi é ombra; si suda finché poco prima della discarica, a fianco di una casa disabitata ci si ferma sotto un albero per bere, mangiare e riposare un po'. Si riprende a camminare sotto il sole percorrendo una strada tutta curve e, dopo la discarica, si ritrova l'ombria delle betulle ed io rallento per godermela tutta e per farla durare più a lungo.
Continua sotto il sole il percorso sino al cimitero di Balduino Vecchia dove troviamo la fontana ed un po' d'ombra. Si riposa si beve e si scambia qualche chiacchiera con un anziano signore. Si sale sull'argine dell'Adige e lo percorriamo sempre sotto il sole e senza ombra sino a Piacenza d'Adige dove scendiamo dall'argine recandoci ad un bar per il giusto riposo e per rifocillarsi.
Mancano ancora 7 Km al traguardo. Il percorso lascia l'argine dell'Adige fino al ponte di Badia Polesine ove giungiamo stanchi ed accaldati al Centro giovanile.
Per me é stata una giornata faticosa specialmente per il sole. Questo mi ha portato a chiacchierare poco ed a seguire per lo più in silenzio la striscia bianca della strada e gli scarponi da pellegrino che mi stringono.
In conclusione una giornata di mediazione.

Giuseppe D. M.

mercoledi 11 giugno Badia Polesine - Sermide

fiume po Dall'Adige al Po. E' una delle tappe più lunghe del nostro cammino e fa abbastanza caldo. Si é deciso di partire alla 6.30 'dopo che il parroco é venuto ad aprirci la porta': eravamo tutti pronti ed in attesa.
Caricati i bagagli in macchina, divisi panini e frutta per la colazione, dopo aver recitato una preghiera di ringraziamento al Signore si parte alle 6.35. E' una bella giornata calda e ventilata. Il primo tratto, dopo aver attraversato il paese, riprende l'argine destro dell'Adige. Strada bianca, gli argini sono ricoperti per i primi chilometri dall'erba non ancora tagliata con una bella fioritura di vari tipi di fiori. Mi ricorda tratti del cammino di Compostella.
Siamo accompagnati dal cinguettio degli uccelli, l'aria é fresca, la campagna é composta da piccoli campi con vari tipi di colture. Il paesaggio cambia completamente dopo aver lasciato l'argine e si riprende a camminare su strada asfaltata, il tipo di coltivazione cambia e diventa più monotono perché incontri grano e mais.
Verso le ore 8 si arriva al paese di Villa D'Adige, dove si sperava di ristorarsi facendo una colazione in una trattoria ma apriva alle 9, perciò colazione al sacco in piazza, appoggiati dalla macchina di supporto per viveri e borse con gli indumenti.
Più si cammina e più il paesaggio diviene solitario: poche case e niente alberi, si costeggiano lunghi tratti di canali. Dopo aver lasciato il il pasto serale Canal Bianco si riprende a camminare su una strada privata di campagna ricoperta da una erbetta da poco tagliata: é stato un momento veramente piacevole. Mi dimenticavo di raccontare la sosta per il pranzo fatta al paese di S. Pietro in Polesine, nell'unico ambiente del paese che si trova fra il Canal Bianco e la strada privata che nel mio dialetto chiamo careson. Ci siamo ristorati oltre che con i nostri panini anche con dei bei bicchieroni di birra e coca cola: ne avevamo veramente bisogno.
Il cammino prosegue con una certa stanchezza, sia per il caldo che causa di qualche vescica, sia per dei dolori alle articolazioni oltre che ai muscoli; però siamo tutti soddisfatti ed animati, in particolare quando si é raggiunto il ponte sul Po e dopo una mezz'oretta siamo arrivati alla parrocchia di Sermide dove siamo stati ospitati.
Il cammino é un sacrificio molto ripagato, dove impari a conoscere di più te stesso e gli altri, dove impari a gustare la pace e la bellezza della natura: nella stanchezza trovi soddisfazione, pace, fiducia nella vita ed un rapporto con il Creatore che non hai nella vita vissuta nella quotidianità di casa, preso dai soliti impegni e programmi televisivi, anche se lavoro e collaboro nel volontariato per l'assistenza ai poveri, agli anziani e agli animali sia in casa che in ospedale. C'é bisogno di un distacco di novità e di sentimenti condivisi e che le necessità di ognuno in certe circostanze sono diverse e degne di rispetto.
E' un arricchimento in tutti i sensi.

Adriano C.

giovedi 12 giugno Sermide(Moglia) - San Felice sul Panaro

verso san felice sul panaro Anche questa tappa del cammino sarà più di 30 Km. Da Moglia dove abbiamo trascorso la notte siamo passati per Sermide passando vicino al ponte che attraversa il Po.
Visita veloce della chiesa di Sermide e del torrione del 150 secolo. Il tempo é nuvoloso con una leggera pioggia; il paesaggio é molto bello: camminiamo lungo un sentiero con alberi di ciliegi e gelsi, poi coltivazioni di mais meloni e grano.
Arrivati a S. Martino di Spino, la signora Loredana con l'auto ha portato ristoro con panini e frutta. Alle 11.30 si parte da S. Martino di Spino per S. Felice sul Panaro. Mi sono dimenticato di descrivere il bel sentiero nell'oasi naturalistica. Arrivati al paese Ponte San Pellegrino ha cominciato a piovere con forte vento: ci siamo rifugiati sotto la tettoia di una casa colonica e il padrone é stato gentile offrendo la sua ospitalità aggiungendo un bicchiere di lambrusco a tutti.
Sotto una pioggerellina siamo arrivati a S. Felice sul Panaro. Alle 17.00 siamo ospiti della parrocchia con posti letto e il confort di doccia calda, ben meritato dopo la fatica quotidiana.
Quello che posso dire riguardo al cammino é la sua ottima esperienza: hai la possibilità di stare con te stesso con gli altri e con la natura, ti solleva lo spirito, ti senti migliore e puoi affrontare i problemi della vita con più serenità e senza affanno.
Grazie.

Lorenzo S.

venerdi 13 giugno San Felice sul Panaro - Nonantola

Si riparte da S. Felice sul Panaro con doppia razione beneaugurante: Ave Maris all'interno della chiesa parrocchiale e Pater all'esterno, con 'viva San Giacomo', il nostro ispiratore.
La giornata, ma ne eravamo preparati, non promette bene: subito ci troviamo sotto alla bella rocca Estense, con la cattiva luce di una foschia umida più propria all'autunno piuttosto che l'incombente estate. Purtroppo non possiamo evitare circa due chilometri di pessima strada trafficatissima e penso che potrebbero essere particolarmente dei nostri simili lavoratori, quelli che contribuiscono alla pensione di molti di noi, ed ancora ci lagnamo per l'affollamento stradale!
verso nonatola Pochi interessanti intermezzi sul cammino: un capitello di bella pittura stilistica tra gli alberi e una chiesetta in cotto dedicata alla Sposalizio della Vergine: vi si recita il rosario ogni sabato pomeriggio.
Una caratteristica di questi luoghi, già notata nei giorni precedenti, é la continua presenza di casolari, a volte di edifici di notevoli dimensioni, abbandonati o semiabbandonati, molti stanno rovinando e dal momento che ambientalmente in tali condizioni, non offrono un bel valore all'equilibrio naturale, mi chiedo a quali usi potrebbero essere ancora utilizzati. Non so darmi una risposta e, intento ad indossare la mantellina per la pioggia, abbandono il problema.
Male accettiamo quest'acqua dal cielo, ma su iniziativa di Sergio, saltano fuori per una buona mezz'oretta reminescenze scolastiche, con recita di pezzi vari poetici, particolarmente il buon Dante, che resta dopo secoli così inserito nelle memorie.
Si riesce a percorre nell'itinerario di oggi lunghi tratti di argine del Panaro, però la pioggia, i pochi tratti falciati e l'impossibilità di vedere lo scorrere dell'acqua, causa la rigogliosa vegetazione, non consente di gustare al meglio la tappa.
Ancora una osservazione su una costante di questi giorni: i cani. Rara é la casa che non ne ha almeno uno in dotazione per cui, dandosi il loro richiamo, é tutto un festoso abbaiare dove mi immagino di riconoscere il timbro: da baritono, da basso, tenorile (qui siamo nel modenese pavarottiano) o di soprano. Quest'ultimi in genere sono più piccoli e grintosi.
Eccoci infine a Nonantola: notevole é l'Abbazia benedettina che visito mentre fuori scroscia la pioggia.
Il signor Enzo dell'albergo Abbazia ci accoglie con simpatia e ci prepara una cena a base di pesce, buonissima, che già il solo prezzo pagato per la mezza pensione non sarebbe bastato in altri locali.
Ho iniziato nominando S. Giacomo (il Maggiore) e con lui chiudo: assieme ad altri personaggi, nel noto affresco a tre fasce dell'Abbazia, l'ho ritrovato. Lo ritengo un buon simbolo e una sua connivenza a quanto stiamo facendo.
A Vignola domani!

Bruno G.

sabato 14 giugno Nonantola - Vignola

Ieri sera siamo andati a letto con la pioggia ma con la speranza che durante la notte la nuvolaglia che imperversava in cielo si scaricasse: purtroppo non é andata così! Anzi verso l'alba ha cominciato anche a tuonare e alla mattina pioveva come se fosse novembre.
Alle 7.00 siamo tutti giù per la colazione e alle 7.30 siamo pronti a partire. La pioggia é incessante, un Padre Nostro davanti all'albergo e partiamo.
Attraversiamo Nonantola e usciamo così a fianco del canale Torbido.
Il percorso ora si snoda su strada asfaltata, ma di scarso traffico. Poi inizia il penoso sterrato, siamo in aperta campagna e oltre la pioggia c'é ora anche il vento. Una breve sosta al riparo di un sottopasso della nuova ferrovia e via di nuovo. Evitiamo il percorso erboso che attraversa Villabona e arriviamo a fianco del castello di Ponzano. Un'anziana signora, che più tardi scopriamo essere la proprietaria, si affaccia alla finestra, probabilmente meravigliata nel sentire delle voci transitare sotto il balcone. La salutiamo, rispondendo alle domande della serie: chi siete, da dove venite, dove andate. verso vignola Così telefona subito alla sua vicina per farci passare in giardino. Anche lei si affaccia alla finestra: altri saluti e sorrisi. Passiamo davanti all'entrata del castello, qualche altro distante si affaccia dalla finestra e dai poggioli: siamo la novità della giornata.
Proseguiamo con la pioggia che va e viene. Poco prima di Castelfranco Emila vediamo un ingorgo: c'é stato il classico incidente con il fondo stradale bagnato.
Passiamo fuori il centro del paese e vediamo sulla sinistra un bar aperto: un buon cappuccino caldo é quello che ci vuole! Riprendiamo con una pioggerellina diventata insistente. Superato un cavalcavia giriamo subito a sinistra e percorriamo una via sterrata che costeggia il canale Torbido, superiamo l'autostrada Milano-Bologna e passiamo a lato del paese di S. Cesario. Ora siamo sullo sterrato, passiamo in mezzo a dei campi diventati stagni. Con difficoltà, tra il fango e con i piedi ormai in ammollo, arriviamo sulla sponda del Panaro.
Il fiume é in piena, l'acqua torbida scende a valle precipitosamente. Ogni tanto smette di piovere per un po', ne approfittiamo per mangiare un panino.
Arriviamo a Spilamberto, superato il ponte giriamo subito a sinistra per il sentiero natura che costeggia il fiume. Il percorso é splendido! Peccato per la pioggia.
Dopo alcuni chilometri vediamo alla nostra destra una distesa di ciliegi pieni di frutti; nelle vicinanza non si vede nessuno, furtivamente come dei monelli ci mettiamo a rubare ciliegie. Passiamo sotto un ponte di recente costruzione e non ancora aperto al traffico; da sotto i piloni si sente provenire una musica a tutto volume, alcune auto vi sono parcheggiate, una cinquantina di ragazzi e ragazze la sta ascoltando: deve essere una specie di rave-party.
Finalmente si vedono le torri del castello e la cuspide del campanile di Vignola; ancora un paio di chilometri e ci siamo! Per il tunnel passiamo sotto il manto stradale, una scalinata sale sulla destra, passiamo per il centro e dopo un po' arriviamo al convento dei frati cappuccini.
L'auto di appoggio é già arrivata, le borse e i viveri già sistemati in uno stanzone a piano terra.
La giornata é stata particolarmente faticosa, siamo sfiniti. All'arrivo troviamo Franco un pellegrino di Bologna e Giuseppe di Vignola che domani si uniranno a noi per la tappa successiva.
Alle 18 dopo la messa, parliamo con padre Attilio (il priore) per il timbro sulle credenziali e i ringraziamenti. Poi la cena, dolce e caffé.
E' ancora chiaro e siamo già pronti per andare a nanna.
Fuori il tempo é sereno, non si vede una nuvola in cielo, speriamo bene per domani!

Sergio B.

domenica 15 giugno Vignola - Zocca (Santuario della Verrucchia)

verso zocca Oggi il tempo é stato bello, siamo partiti come al solito alle 7.30 ed abbiamo percorso come ieri la riva sinistra del fiume Panaro.
Dopo una breve sosta abbiamo incominciato a salire, sempre con vista sul Panaro, le colline 'Sassi di Rocca Malatina'; all'inizio la strada é asfaltata e poco dopo diviene sterrata.
Oggi é domenica e ci sono molti ciclisti in mountan bike che scendevano come matti. Mi sembrava di trovarmi, anche come panorama, sulle colline Bassanesi, invece siamo sugli Appennini.
A guastare un po' la giornata, dopo il panino, é stata un po' di pioggia e con passo veloce siamo saliti fino al paese di Montalbano (Zocca). Qui abbiamo fatto sosta, il tempo nel frattempo é subito migliorato.
Zaino in spalla per l'ultima salita al Santuario della Verucchia, in poco tempo siamo arrivati.



Loredana Z. S.

lunedi 16 giugno Zocca - Pietracolora

Cosa scrivere, come iniziare queste pagine di diario. Oggi devo fissare pensieri ed impressioni.
Ieri sera prima di cena ho acceso una candela nel santuario ed ho pensato alle parole che ho trovato scritte vicino ad altre candele in un'altra chiesa: 'La candela accesa sia luce che illumina le giornate, sia fuoco che bruci l'egoismo, sia fiamma che porti amore'.
Penso che all'inizio di ogni giornata ognuno di noi dovrebbe accendere una candela nel proprio cuore.
Oggi faremo un'altra tappa del nostro pellegrinaggio. Ogni giorno una tappa diversa per raggiungere la meta ma nel cammino non é la meta l'obiettivo vero, é la ricerca di qualcosa d'altro, di qualcuno ed ognuno lo fa a modo suo.
Cosa vuol dire ed implica un 'cammino/pellegrinaggio' con un gruppo? Vuol dire saper condividere, saper accettare, saper apprezzare tutto il bello e il buono dei compagni di cammino.
Cosa vuol dire ed implica fare un 'cammino/pellegrinaggio' da soli? Vuol dire conoscere l'importanza del silenzio come capacità di dare il giusto peso a tutte le cose, vivere la bellezza dell'ascolto di sé, della natura, apprezzare la 'lentezza' e la fatica di 'andare avanti'.
Il cammino é per me silenzio, solitudine, meditazione e preghiera.
Perché ho chiesto di partecipare a questo pellegrinaggio di gruppo?
E' stata una sfida con me stessa e da questa sfida sento che uscirò più ricca grazie alle persone con cui ho condiviso il cammino.
Come sono i miei compagni di viaggio? Non ha importanza, ciò che importa é ciò, che mi hanno dato.
Le mie riflessioni ed impressioni non possono esaurirsi a questa giornata perché sono riconducibili anche ad altri giorni.
verso pietracolora Alzarsi, guardare fuori: c'é il sole? Che tempo farà? Ognuno lo fa a modo suo, qualcuno consapevolmente altri no.
Colazione: c'é chi si sente 'Marta' ed é indaffarato, preoccupato che ci sia tutto per tutti, c'é chi é servizievole e premuroso verso tutti. C'é chi aiuta fa 'manovalanza', chi aspetta ed accetta le attenzioni come dovute, chi invece le accetta con gratitudine.
Caricare l'auto. Un momento importante in cui si vedono le diverse personalità ed indoli di molti.
Partenza. Tutti insieme per la preghiera del mattino. Chiederemo a Dio di aiutarci e poi saluteremo il compagno che deve fare l'autista dell'auto di appoggio. Nel saluto di quest'ultimo si nota un momento di smarrimento; in quel giorno sarà solo e non farà quel tratto del 'cammino' a piedi con gli altri. Quali pensieri in ognuno in quel saluto!
Inzia il cammino. Il gruppo sia avvia, spontaneamente si formano piccoli gruppi ma vi sono anche persone isolate.
Lungo il cammino ci scambiamo osservazioni sul tempo, la natura che ci circonda, qualcuno racconta di sé, della sua vita, dei suoi pellegrinaggi. Dal fondo della fila si sentono provenire voci allegre, serie, in alcuni tratti affannate per la fatica del cammino. Ogni tanto una risata una battuta. Dopo alcuni giorni si comincia a riconoscere il tono di voce di chi parla, non serve più girarci a guardare. Ecco il tono allegro e il chiacchiericcio di Loredana, le parole di grazie o di conforto di Luciana, le barzellette o i commenti burberi di Adriano, le freddure di Paolo, le argomentazioni e spiegazioni di Sergio, i pochi interventi di Giuseppe che con il suo tono aspro e forte sovrasta le altre voci, la pacatezza nel parlare di Bruno, la timidezza nel tono di Lorenzo, le risate e la cantilena di Maurizio, i discorsi di vita vissuta, di lavoro di Adriano che interviene poco ma con un forte tono di voce, la voce di Gianni che sembra andare a tempo con il suo ritmo cadenzato di camminare, i discorsi di Gian ricchi di espressioni vissute e di voglia di sapere ed apprendere per altri 'cammini'.
Oggi tappa breve, tempo autunnale nonostante sia il 16 di giugno; percorso facile su strade asfaltate che attraversano le colline rigogliose delle diverse tonalità di verde: quello scuro dei boschi, quello più chiaro dell'erba. La strada é fiancheggiata qua e là da qualche ciliegio ma dopo le due tappe precedenti i pellegrini sono delusi: ciliegie poche, non mature e rovinate. Dopo la scorpacciata di ieri e di sabato...
Abbiamo attraversato piccoli paesi e siamo entrati nella provincia di Bologna. Villa Daiano ci ha accolto per la pausa caffé, Castel Daiano per il pranzo, al passo Brasa ecco il brindisi con il lambrusco. A Pietracolora, frazione di Greppio Montano, ci ha accolto Lorenzo che arrivato al mattino con l'auto, aveva scaricato le valigie sistemandole nelle stanze del piccolo albergo meta del nostro pernottamento, situato a fianco della chiesa del paese.
E' bello arrivare, potersi sistemare e riposare prima di mettersi tutti insieme per cena e condividere il cibo chiacchierando ed ascoltando allegramente.
Con questo momento conviviale si chiude la giornata dei pellegrini.

Manuela C.

martedi 17 giugno Pietracolora - Ponte della Venturina

verso ponte della venturina Dopo una buona colazione con marmellata di pere fatta dalla simpatica Vittorina, proprietaria dell'albergo Fini, abbiamo recitato una preghiera finita con il fatidico 'S. Giacomo prega per noi!' e siamo partiti alle 7.30.
La strada scende tra filari di ciliegi; per alcuni di noi sono di qualità duroni, ma hanno dei cartelli che indica veleno, quindi nessuno di noi si é permesso di assaggiarle.
Attraversando un bosco di roverelle con la strada sempre ombreggiata si imbocca la valle del Reno raggiungendo Porretta Terme, bellissima cittadina turistica dove si é consumato il nostro pasto frugale, ci siamo anche concessi un gelato acquistato nel chiostro del Parco.
Anche oggi si parla un po' con tutti e ci si racconta dei fatti e delle situazioni vissute. Oggi per esempio ho parlato con Bruno dei difetti che tutti noi umani ci portiamo dietro; mi é venuto in mente una affermazione di Fedro in un suo racconto: diceva che Giove ha consegnato all'uomo due bisacce: una appesa davanti e una dietro, in questa ha messo tutti i propri difetti mentre i difetti degli altri sono su quella davanti. Umanamente siamo portati a guardare avanti vedendo così solo i difetti degli altri, mentre non riusciamo a vedere quelli che abbiamo sulla bisaccia appesa alle spalle piena dei nostri difetti.
Durante il cammino di oggi ho riflettuto a questo cercando di scoprire i difetti che ho nella bisaccia con la promessa di farlo in seguito.
Concludendo per quanto mi riguarda il cammino deve essere oltre che uno spazio fisico anche uno spazio per migliorarci.

Maurizio S.

mercoledi 18 giugno Ponte della Venturina - Sammome'

verso sammome
Sono gli ultimi giorni del nostro cammino e ci apprestiamo a risalire, da Ponte della Venturina a Sammomé, le prime propaggini dell'Appennino Toscano.
Di buon mattino ci addentriamo subito in un bosco fittissimo che non ci abbandonerà più fino all'arrivo. E' questa un'antica terra di confine tra lo stato pontificio ed il Granducato di Toscana. Il sentiero ha tutti i tratti degli antichi percorsi medioevali, infatti prestissimo incrociamo un tabella direzionale che indica la nostra via come via Francigena.
Il fascino misterioso della foresta ci rimanda nei pensieri ad antichi tempi, a viandanti lontani, a pellegrini che ci hanno preceduto per le stesse vie. Incrociamo dopo un'ora il piccolo centro di Sambuca con oramai un solo abitante, custode di memorie e della chiesa dedicata a S. Giacomo.
Proseguiamo nella macchia più fitta in silenzio assaporando momenti irripetibili. Giunti in una radura il nostro pellegrino Adriano recita con noi il S. Rosario come fa sempre fin dal primo giorno.
E' questo uno dei momenti che ricorderò più profondamente perché mi ha fatto sentire sin dalla partenza parte di un gruppo, di una comunità che divide gli stessi ideali.
Continuiamo ad inoltrarci tra i faggi ed abeti sempre con uno sguardo al cielo sperando di non dover ripetere le esperienze di pioggia dei giorni precedenti: e tutto va bene!
Mangiamo in località la Pidocchina e poi per una ripida discesa, passato un laghetto da pesca sportiva, giungiamo al ridente borgo di Sammomé, apparente luogo di villeggiatura.
Ho letto una notizia: il nome di Sammomé si perde nella nebbia dei tempi, ma pare fosse un santo eremita orientale, venerato poi proprio in questi luoghi anche dai Longobardi.

Gian B.

giovedi 19 giugno Sammome' - Pistoia

verso pistoia a pistoia Tappa breve e di 'riposo' dopo le fatiche dei giorni scorsi.
Si lasciano le bellissime e lussureggianti colline Pistoiesi. Sammomé sembra un giardino terrestre.
Si scende brevemente a Fucecchio, altro splendido paesetto caratterizzato da un bel ponte antico. Lasciata la contrada si prosegue lungo una strada asfaltata che lungo la via da strada di periferia diventa strada cittadina.
Il contrasto con la serenità dei sentieri percorsi ieri si fa sempre più evidente.
Città significa anche traffico, rumore, smog e marciapiedi cosa che a me danno tanto fastidio.

Gianni P.

venerdi 20 giugno Pistoia - Altopascio

E siamo arrivati.
La giornata é iniziata senza sole, la partenza alle 7.30 dopo la colazione all'albergo Firenze.
Le nostre gambe subito si mettono in moto docili, sono abituate ai ritmi del cammino e presto arriviamo a Serravalle dove il bel piazzale di fronte alla torre più alta, é ingombro delle strutture approntate per una festa serale. Seguiamo le indicazioni che ci sono state fornite per questo tratto dai volontari della biblioteca di Altopascio: si rivelano dettagliate e precise.
Appare il sole e la giornata diventa subito calda e afosa. Anche oggi, lontano dai rumori della città abbiamo pregato e invocato S. Giacomo nel piazzale di una pieve.
Il cammino fatto comprende tutti i tipi di strade: asfalto, carrarecce, piccoli viottoli di campagna e il bel tratto di argine del Pescia.
In queste due settimane abbiamo sopportato tutto: la pioggia, il vento, il sole. Siamo diventati come alberi: lavati dalla pioggia, mossi dal vento e luccicanti al sole con il nostro sudore; diventati essenziali, e come l'albero che allarga i suoi rami a tutti, anche noi abbiamo allargato le braccia ai doni ricevuti lungo il cammino e ne abbiamo goduto.
chiesa san giacomo Passiamo per Chiesina Uzzanese e sono colpito dai numerosi annunci funebri di persone anziane, anzi molto vecchie e da una locandina che urla la notizia di una giovane trentaduenne suicida. Oggi come ultimo giorno sembra che la morte ci incalzi, ci venga incontro: vista come noi da fuori e da lontano la morte é plausibile, ma vista da dentro é ingiusta; questa che per me é una notizia, per l'interessata cos'é? E per chi si dispera intorno a lei? La nostra cultura addomestica l'altrui morte in modo che disturbi il meno possibile. In ogni caso la morte avanza, non distingue, é per tutti. Ma il Cristo capovolse l'esistenza del figlio della vedova di Naim, ne ebbe compassione, Lui senza origine né fine, si ribella alla morte e dona vita. Per questo abbiamo scelto Cristo, perché abbiamo rifiutato la morte.
Sì non dobbiamo smettere di pregare e piangere i nostri e altrui morti perché so che la sua onnipotenza ritiene la tenebra insostenibile.
Ci si ferma per bere nei piccoli bar che incontriamo, l'acqua nelle borracce sempre riempita nelle numerose fontanelle non basta mai. La temperatura é molto alta oggi e le soste sempre più frequenti e lunghe. Camminiamo piano, la calura non dà tregua, aspettiamo volentieri Gianni che deve misurare le forze: il cammino ci insegna che é inutile arrivare per primi e soli, é gratificante arrivare tutti, trasformati dalla carità, che ognuno sia come il chicco di grano, tanti chicchi che diventano il pane ecumenico dell'umanità. Anche per questo qui oggi il nostro cammino ha questo significato e valore.
Sulla strada, schiacciati, vedo serpi topi talpe e rane; anche un cucciolo di gattino con il suo manto maculato e lucido. Sull'uscio di una casa c'é, seduta in carrozzina, una vecchia magrissima pallida con i chiari occhi dentro le orbite e nulla si muove mentre passiamo davanti. Perché questa nostra sofferenza? Dopo aver visto tante pietre, tante piante e tanti animali immersi nella selvatichezza appenninica viene in mente quello che scrive S. Paolo: la creazione tutta aspetta la sua redenzione, un mondo nuovo perfetto, senza più dolore né affanno. Così la pietra non labirinto lucca soffrirà più per la pianta, la pianta per l'animale e l'animale per l'uomo.
Lungo la via, in alcune chiese incontrate, ho acceso due candele, una per i vivi e una per i morti, ho pregato per loro. Ho acceso una candela anche per quelli che devono ancora nascere e verranno dopo di noi; li ho 'sentiti' improvvisamente nell'affanno del mio andare, ho pregato anche per loro, sento che dobbiamo farlo noi oggi che siamo nel tempo breve che ci resta dentro questa splendida luce del mondo.
Siamo arrivati alla foresteria dei pellegrini di Altopascio alle 17.30: fine del pellegrinaggio.
Che altro?
I pellegrini si sono dimostrati molto uniti e decisi nell'affrontare questo cammino con il giusto spirito, e il 'cammino' ha risposto. Le poche cose essenziali nello zaino, la vita insieme nel riposo e nella convivialità rafforza lo spirito e lo sprona; alcuni rimpiangono di doverlo finire, vorrebbero proseguire fino a Roma, ad sedem Petri.
E' stato un successo: abbiamo camminato, pregato, invocato S. Giacomo. Abbiamo creato comunione spezzando così la solitudine che produce la paura e genera la disperazione di molti in questo nostro tempo dominato dalle 'corporation', tutte dentro la logica del solo mercato. Dice bene Adriano 'I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce...'. Ma noi siamo stati trasformati, ci siamo portati dietro la chiesa, siamo diventati noi stessi Chiesa, siamo nel mondo ma non del mondo, ci é stata data quella forza che ci permetterà di uscire dal lungo esodo della nostra esistenza.
Sono stato colpito dai ringraziamenti ricevuti alla fine del pellegrinaggio, sono arrivato vicino alla commozione, ma non li rifiuto perché significa che i beneficiati ne erano degni.
Domani a Lucca vedremo il Volto Santo.

a tutti quelli che camminano in spirito
e verità li accompagni la grazia e la
misericordia del Signore

Dalla panchina della foresteria di Altopascio ore 19,10

Paolo T.