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san Tomaso di Majano - Concordia Sagittaria

Famosa per la produzione del prosciutto, la città di san Daniele del Friuli si trova sopra un'altura già abitata in età preromana.
Il salotto della città é la piazza Vittorio Emanuele, dove si trova il duomo dedicato a san Michele Arcangelo.
Costruito dall'architetto veneziano Domenico Rossi, fra il 1707 e il 1725, ha una fastosa facciata barocca preceduta da una scalinata. Al suo interno é degno di nota un bel fonte battesimale in pietra del 1510, poi l'altare maggiore e un lampadario in bronzo a 24 bracci. A fianco sorge il settecentesco Palazzo del Monte di Pietà, opera di Matteo Lucchesi.

Il palazzo del Municipio ha un portico a basse arcate e trifora verso la piazza.
Ha qui sede la Biblioteca Guarneriana, istituita nel 1466, risultando così una delle prime biblioteche pubbliche d'Italia. Vi é poi la chiesa della Madonna della Fratta, un bell'esempio di architettura gotica; poi quella di sant'Antonio Abate, edificata nel 1441, che conserva un pregevolissimo ciclo di affreschi.
Sulla spianata in cima al colle, proprio sopra il duomo, sorgono i ruderi del Castello, del quale rimangono una torre e resti di terrapieni, l'area é sistemata a parco pubblico e da un belvedere si gode una splendida vista sulla pianura.

La parrocchiale del paese di Dignano é dedicata a san Sebastiano Martire, con un colonnato sulla facciata e un alto campanile con la cuspide a cupola.

La chiesa di sant'Odorico é stata ricostruita all'inizio del XX secolo, sulle fondamenta di quella antica.

La chiesa di Turrida é dedicata a san Martino, con un bel portale firmato e datato 1516.

La storia del Santuario della Madonna di Rosa inizia l'anno 1648, quando la decrepita casa sulla quale era dipinta un'effige della Madonna viene demolita, tra le macerie si ritrovò l'immagine rimasta miracolosamente intatta. Venne dunque raccolta con devozione e collocata sotto il portico d'ingresso della nuova casa Giacomuzzi.
Il 2 febbraio 1655 la piccola Maria, con la sorella e due zie, si trova in preghiera dinnanzi all'immagine, alla piccola Maria, rapita in estasi, le appare la Vergine, che le comunica di voler essere trasportata in una chiesa e contemporaneamente guarisce la bambina che era afflitta dall'epilessia.
Il 31 marzo dello stesso anno l'immagine viene portata all'interno della chiesetta di san Nicolò, che in breve tempo diventa luogo di pellegrinaggio da tutto il Friuli e dal vicino Veneto.
In seguito la chiesa venne ricostruita ingrandendola.
Nel 1923 il Santuario venne affidato ai Frati Minori Francescani. Nel 1944 e 1945 la chiesa venne distrutta dai bombardamenti: ma in entrambi i casi l'immagine della Madonna si salvò.

L'8 settembre del 1953 si iniziò la ricostruzione del Santuario; il 28 agosto 1960 l'immagine della Madonna fa il suo ingresso trionfale nella nuova chiesa. La nuova costruzione é a croce latina in stile romanico modernizzato, con sullo sfondo dell'abside il gruppo della Crocifissione.
Sulla sinistra la magnifica Cappella della Madonna, tutta ricoperta di mosaici, a destra la Cappella di Gesù Misericordioso, arricchita di pregevoli marmi e mosaici.

La Festa della Madonna di Rosa si celebra l'8 settembre, anniversario dell'incoronazione dell'immagine, avvenuta l'8 settembre 1881, alla presenza di una grande folla di fedeli.
Le mura e le porte di san Vito al Tagliamento ricordano l'intenso passato del borgo agricolo, e ora di industrie, nella pianura friulana a breve distanza dalla riva destra del Tagliamento. Qui é nato Paolo Sarpi, il frate servita e scienziato che scrisse, fra l'altro, la Istoria del Concilio Tridentino, mentre il pittore Pomponio Amalteo, allievo del Pordenone, si trasferì qui giovane dalla natia Motta di Livenza, ora é sepolto nella chiesa di san Lorenzo.

Perno del centro storico é la lunga Piazza del Popolo di chiaro stampo rinascimentale; in uno dei lati minori della piazza si trova il Duomo dedicato ai santi Vito e Modesto, affiancato dall'alto campanile.
La prima chiesetta venne edificata agli inizi del '200, ristrutturata e ampliata nel corso dei secoli, nel 1746 venne costruita nelle forme attuali.
All'interno vi sono importanti dipinti del Padovanino, di Gaspare Diziani, di Francesco Zugno, Pomponio Amalteo, ecc.
Attorno alla piazza spicca il palazzo Fancello, del XV secolo, a fianco é il palazzo Altan-Rota (XV secolo), ora sede del Municipio. Chiude la piazza la duecentesca torre Raimonda, un tempo parte della cerchia muraria.

Poco oltre il duomo si trova la quattrocentesca chiesa di santa Maria dei Battuti (ora sconsacrata), con portale che risale al 1493. Al suo interno si conserva il più importante ciclo di affreschi di Pomponio Amalteo.
La via termina con la torre di san Nicolò, coeva e simmetrica all'altra.
Fuori della cerchia delle mura si trova la chiesa di san Lorenzo, che conserva una pregevole Pietà in terracotta del '400 e la tomba di Pomponio Amalteo.

L'abitato di Savorgnano apparteneva alla nobile famiglia dei Savorgnan, una delle più potenti del Friuli.

L'abitato di Sesto al Reghena si sviluppa a fianco della grande Abbazia di santa Maria in Sylvis, cioé nei boschi, fondata nel 762 da monaci benedettini in seguito ad una donazione di tre fratelli longobardi. Nei secoli successivi ricevette ulteriori possedimenti fondiari e fra il IX e XII secolo assunse notevole rilievo politico-amministrativo sul territorio.
Dopo il XV secolo iniziò un periodo di decadenza tanto che nel 1790 il monastero venne soppresso, l'uso religioso degli edifici é tuttavia ripreso nel 1921.
Dei sette torrioni di cinta medioevali ne rimane solo uno, quello rivolto verso l'abitato, attraverso il quale si accede all'Abbazia. Nella vasta corte spicca una torre di vedetta risalente al 1050, successivamente adattata a campanile. Sulla destra si succedono invece l'ex residenza degli abati, ora ad uso di Municipio, e la chiesa basilicale romanico-bizantina, che ha preso tale forma fra il X e il XIII secolo.
Precede l'edificio un portico retto da pilastro unico, con scala laterale che porta ad un salone affrescato. Splendidamente affrescato é anche il vestibolo, con dipinti che vanno dall'XI al XV secolo. Da qui si procede nell'atrio a tre navate, d'età romanica, con massiccio soffitto in legno del '400 e affreschi che vanno dal '200 al '400.

Si entra infine nella chiesa vera e propria, anch'essa a tre navate. L'edificio era celebre per le decorazioni parietali, ormai ridotte a poco più che tracce. Ben conservati sono gli affreschi trecenteschi alle pareti dell'abside. Il presbiterio é sopraelevato, dando maggior respiro alla sottostante cripta, dove é conservata l'urna di sant'Anastasia, di epoca longobarda (VIII secolo), vi é poi una Pietà di scuola tedesca in arenaria policroma (XV secolo).

Il sito del paese di Gruaro risulta già abitato in epoca paleoveneta e poi romana. Il primo documento che lo riguarda é dell'838, e risultava in qualche modo dipendente dall'Abbazia di Sesto al Reghena. Più tardi passò a far parte dei territori del Patriarcato di Aquileia, poi dei territori della Serenissima nel corso del XV secolo.
La quattrocentesca chiesa parrocchiale, dedicata a san Giusto, ha sulla facciata due grandi affreschi raffiguranti il santo titolare e san Cristoforo. Nell'interno il grande altare maggiore é in stile barocco, poi altri due grandi affreschi, uno con la Natività (datato1519) e l'altro con santa Lucia, in stile seicentesco.

Lungo la strada (poco prima di Portovecchio) si trova sulla destra una cappella dedicata a santa Elisabetta, con sull'altare maggiore un affresco con la Madonna in trono, di scuola friulana, e lateralmente altri due affreschi raffiguranti san Giuseppe e sant'Osvaldo re, della fine del '500.

Portogruaro La città di Portogruaro, con le sue suggestive strade fiancheggiate da portici, é considerata la città più veneziana dell'entroterra adriatico. L'atto di fondazione della città risale all'anno 1140, come porto della vicina ed allora più importante Gruaro, e quando anche la vicina Julia Concordia si trovò tagliata fuori dalle grandi vie commerciali. Nel 1420 entrò a far parte dei territori della Serenissima, diventando sempre più importante ed arricchendosi di palazzi e chiese.

La via principale é Corso Martiri della Libertà, l'antica via veneziana della Merceria. Vi si affaccia il severo Palazzo della Loggia, una costruzione gotica in laterizio sormontata da una merlatura ghibellina, ora sede del Municipio.
Poco oltre si trova il Duomo, titolato a sant'Andrea Apostolo ed eretto nel XIX secolo in stile neoclassico, sul luogo dell'antica e fatiscente chiesa con la medesima dedicazione. Non venne invece rifatto il romanico campanile, sormontato da una slanciata cuspide poligonale. L'interno é a tre navate, con numerosi altari e cappelle, con importanti dipinti di Palma il Giovane, Pomponio Amalteo, Pietro Vecchia, Gregorio Lazzarini, ecc. e statue lignee di Valentino Panciera Besarel.

Alcune strette calli fiancheggiano il Palazzo comunale e il Duomo, e conducono sull'altra riva del Lemene, é uno degli angoli più suggestivi della città, di aspetto medioevale.
Una bella loggia, chiamata Oratorio, si affaccia sul fiume. Poco oltre ci sono due antichi mulini e la pescheria, una passerella consente di passare sull'altra riva del fiume.

L'antica Julia Concordia sorgeva lungo l'importante via Annia, che collegava Altino ad Aquileia, nel punto di congiunzione con l'altra importante arteria: la via Postumia, proveniente da Oderzo. Era una delle principali città veneto-romane della X Regione dell'Impero.
L'appellativo Sagittaria gli venne aggiunto nel 1868, a ricordo di una fabbrica di armi esistente al tempo di Augusto e specializzata nella produzione di frecce (sagittae).
Prima ancora dell'editto di Costantino (313 d.C.) vi si formò una comunità cristiana.
Durante le persecuzioni di Diocleziano (304 d.C.) vi furono qui ben settantadue martiri, fra cui i santi Romolo, Secondiano e Donato. Forse già nel III secolo era sede vescovile, anche se il primo vescovo documentato é dell'anno 579.
A questi primi tempi viene fatta risalire la primitiva basilica paleocristiana, in gran parte sepolta sotto l'attuale. Scavi recenti hanno fatto riemergere un muro perimetrale e parti del mosaico pavimentale.

L'odierna cattedrale (terza in ordine di tempo) é dedicata a santo Stefano protomartire.
Sopra il portale d'ingresso vi é collocata una statua che lo raffigura, con l'iscrizione: Stefanus vidit caelus apertos, attribuita alla bottega dello scultore veneziano Antonio Rizzo.
La cattedrale sorse verso la metà del X secolo, terminate le devastanti invasioni ungariche.
Circa un secolo dopo venne eretta la torre campanaria, alta 28 metri.
Già a partire dal XIII secolo iniziarono dei lavori di ristrutturazione, poi proseguiti nei secoli fino ad arrivare alla seconda metà del XIX secolo con la trasformazione in forme neogotiche del presbiterio. Agli inizi del '900 la navata centrale venne allungata di una campata, ricostruendo poi fedelmente la facciata rinascimentale.

All'interno vi sono importanti opere d'arte e reperti delle chiese precedenti, alle pareti dipinti di scuola veneta:

la distribuzione dell'acqua miracolosa, del Padovanino;
l'Annunciazione, di Gregorio Lazzarini;
il Martirio di santo Stefano, di Sante Peranda.

Tra la basilica e il campanile si trova il Battistero, edificato verso le fine del sec. XI.
L'interno é totalmente affrescato con figure e simboli religiosi.