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Tarzo - Venezia



Il Molinetto della Croda risale circa al XVI secolo, é un antico mulino che sfrutta le acque del torrente Lierza, principale affluente del Soligo, ai piedi di un salto d'acqua di 12 metri.
Si trova 2 km a nord di Refrontolo. All'interno del mulino si possono visitare l'impianto con la caratteristica macina e i vari piani dell'abitazione che accoglieva un tempo le famiglie che si sono susseguite nella gestione.
Ora é diventato una sorta di casa-museo ed un luogo di interesse turistico.

La cittadina di Refrontolo é posta in un belvedere collinare di fronte al Piave e al Montello e in posizione centrale rispetto alle colline del prosecco di Conegliano-Valdobbiadene. La zona fu prima controllata dai Longobardi e, dal X secolo, fu dominio dei vescovi di Belluno.
La prima citazione é però in un documento del 1075. Anche sotto la Serenissima il territorio fu amministrato dai Collalto, nobili feudatari che risiedevano presso l'omonimo castello.
Della chiesa parrocchiale di Santa Margherita si hanno notizie sin dall'XI secolo, quando era cappella dipendente dalla pieve di San Pietro di Feletto. Fu ricostruita nella seconda metà del XV secolo e qualche decennio dopo divenne parrocchiale. Fu ampliata a partire dal 1927 e riconsacrata l'11 aprile 1933. Il campanile é del 1613. Conserva una pala della scuola di Paris Bordon.
Villa Spada A villa Spada nel 1917-18, durante la prima Guerra Mondiale, prima i tedeschi e poi gli austroungarici stabilirono il loro comando, qui é ambientato il romanzo di Andrea Molesini 'Non tutti i bastardi sono di Vienna'.

Il paese di Collalto, prende il nome dal castello dell'omonima casata di origine longobarda, oggi frazione del comune di Susegana in provincia di Treviso. Durante i secoli ne furono sempre i feudatari, dipendendo a volte dall'imperatore e a volte dal vescovo.
Col passaggio alla Serenissima, pur conservando formalmente la loro indipendenza, divennero patrizi della Repubblica di Venezia rivestendo incarichi politici e militari.
Ora i terreni delle località di Collalto e del Castello di San Salvatore sono valorizzate da una prestigiosa azienda vinicola gestita dagli attuali discendenti.

Ponte della Priula é una frazione del comune di Susegana, in un'area pianeggiante sulla riva sinistra del Piave. Sin dall'epoca romana questa zona ha rappresentato un punto nevralgico nei collegamenti stradali.
Si ritiene che il ponte della Priula abbia quindi origini antichissime e vide il passaggio di numerosi eserciti invasori. Un tempo costruito in legno, fu distrutto e ricostruito più volte e venne bruciato dai Francesi nel 1807. Solo ai primi del Novecento fu rifatto in pietra e cemento.
Gli ultimi gravi danneggiamenti risalgono alla Grande Guerra.
L'appellativo 'della Priula' si riferisce ai patrizi veneziani Priuli.
Il Tempio Votivo alla fraternità Europea, dedicato ai caduti di tutte le guerre, fu progettato a partire dal 1934 e solennemente inaugurato nel 1983; sul suo campanile troneggia la campana denominata Ave Plavis, donata per l'occasione dai Ragazzi del '99 (combattenti della Prima Guerra Mondiale).
L'edificio ha una cripta, nella quale sono custodite le spoglie dei soldati di ognuna delle nazioni che combatterono nella Grande Guerra.
All'interno un grande organo di Andrea Zeni del 2012.

Salettuol é una località del comune di Maserada e sorge sulla sponda destra del Piave. Il suo nome deriva da salicetum, i salici che nascono spontaneamente nel greto del fiume. La storia di Salettuol é legata alla storia del Piave.
Il fiume, che raggiunge la sua massima larghezza proprio nei pressi del piccolo villaggio, ha caratteristiche torrenziali ed alterna periodi di secca ad intense piene. La storia di Salettuol é anche segnata dalla prima guerra mondiale.
Dal novembre 1917 al novembre 1918 qui si combatterono sanguinose battaglie. In ricordo di tale evento sono presenti due monumenti: uno alla 7ª divisione Inglese, l'altro ai fanti e al 44° reparto artiglieria della Brigata Caserta.

La chiesa parrocchiale di Candelù é dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, mentre quella di Saletto di Piave é dedicata all'Immacolata Concezione di Maria. La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo venne riedificata nella seconda metà del Duecento probabilmente in seguito a un'inondazione.
Nel 1440 una nuova piena provocò altre distruzioni; l'attuale edificio é recente, in quanto la vecchia chiesa fu rasa al suolo nel 1918 dai bombardamenti della prima guerra mondiale.
La ricostruzione, su disegno degli ing. Pianca e Lavatelli per la chiesa e dell'ing. Trevisiol per il campanile, iniziò nel 1924.
Il 21 novembre 1925 fu benedetta da mons. Andrea Giacinto Longhin, anche se alcuni lavori (pavimentazione, altari, opere d'arte) proseguirono nei decenni seguenti. La definitiva consacrazione avvenne nel 1965 ad opera del vescovo Antonio Mistrorigo.
Ossario di Fagarč La chiesa si richiama a quella distrutta, mantenendone le proporzioni e lo stile classico. Del vecchio edificio sopravvivono una croce astile cinquecentesca e una tela secentesca con i Santi Lorenzo, Antonio abate e Francesco di Paola. Presso la porta di sinistra si trova il Martirio di San Bartolomeo, tela di Valentino Canever; due scene del coro sono di Elena Scabia (1956), mentre l'opera più recente, nel catino absidale, é l'affresco con il Cristo risorto di Gabriele Cattarin (1999).

Fagaré della Battaglia é una frazione del comune di San Biagio di Callalta, la borgata si raccoglie sulla riva destra del Piave. L'Ossario fu progettato da Pietro Dal Fabbro, vi riposano i resti di oltre diecimila caduti, dei quali 5.191 identificati e 5.350 ignoti; tra questi, le salme delle medaglie d'oro Francesco Mignone ed Ernesto Paselli.
All'esterno, lungo le siepi di cinta, sono esposti due pezzi di muro provenienti da una casa posta presso la vecchia stazione: su questi i soldati lasciarono le celebri scritte "é meglio vivere un giorno da leone che cent'anni da pecora" e "Tutti eroi! O il Piave, o tutti accoppati!".
Originariamente, qui sorgeva solo un cippo disegnato da Alterige Giorgi con quattro bassorilievi (Allegoria della Vittoria) di Marcello Mascherini.
Le sculture sono state risistemate sulle facciate esterne dopo la seconda guerra mondiale, essendo state nascoste dalla popolazione per sottrarle alle distruzioni dei soldati tedeschi.

Il paese di Ponte di Piave durante la prima guerra mondiale si trovava sulla linea di combattimento, fu distrutto dalle artiglierie italiane che sparavano agli Austro-Ungarici qui trincerati. La chiesa, completamente demolita, fu rifatta nel dopo guerra.
Lungo la direttiva Ponte di Piave-Fagaré, gli austriaci nel giugno del 1918 tentarono di raggiungere Treviso, durante la battaglia del Solstizio. A Fagaré (dove si trova l'ossario dei caduti nella battaglia), furono respinti. Questa cittadina rivierasca nei secoli ha sempre dovuto convivere con il fiume Piave che più volte ha tracimato allagando i terreni circostanti.
Nota a tutti e ancora in memoria a gran parte della cittadinanza é quanto accaduto il 4 novembre 1966. In quel giorno il fiume ruppe in più punti l'argine maestro, le acque fangose investirono il centro abitato e tutto il territorio comunale, provocando ingenti danni alle infrastrutture del luogo.

Il paese di Zenson si é sviluppato alla foce dell'omonimo canale.
Le sue origini sono antichissime: i ritrovamenti di utensili e resti di armi dimostrano che un primo insediamento si era formato già nel II millennio a.C.
La civilizzazione fu indubbiamente favorita dalla posizione geografica della località che permetteva di controllare i traffici lungo il Piave.
In epoca medievale lo sviluppo del territorio fu favorito dai benedettini dell'abbazia di Santa Maria del Pero di Monastier.
Furono proprio i monaci ad erigere, verso il 1470 l'attuale parrocchiale dedicata, non a caso, a San Benedetto. Nel 1717 il paese venne assegnato alla giurisdizione del monastero di San Giorgio Maggiore di Venezia.

Il paese viene ricordato da molti storici per gli avvenimenti della Grande Guerra: dopo la rotta di Caporetto, Zenson si trovò lungo il fronte del Piave.
Storica é l'ansa dove si affrontarono esercito Italiano e quello Austro-ungarico durante le battaglie del novembre 1917 e del giugno 1918.
Nella prima metà del mese di novembre del 1917, l'esercito Austro-ungarico riuscì ad occupare l'ansa, ma venne violentemente contrattaccato dalle brigate Lecce, Pinerolo e Novara che lo costrinsero il 31 dicembre a ritirarsi.

Nel giugno 1918 si scontrarono il VII Corpo d'armata austriaco comandato dal generale Wurm e il XXVIII corpo d'armata Italiano (comprendente le Brigate Ferrara ed Avellino della III armata comandata dal S.A.R. il Duca D'Aosta), dopo sanguinose battaglie gli austriaci riuscirono ad occupare il paese (punto strategico per unire le due teste di ponte di Fagaré e di San Donà). Ma il 23 giugno dello stesso mese gli italiani riuscirono definitivamente a respingere gli austriaci dal paese.

Distrutta durante la Grande Guerra, la parrocchiale fu ricostruita nello stesso luogo della precedente su progetto dell'arch. Melchiori.
Della vecchia chiesa rimangono solo il busto di San Domenico e i due stemmi della famiglia Da Mula che ornavano un altare della vecchia chiesa. La nuova chiesa venne consacrata nel 1937.
In età romana il territorio di Fossalta costituiva l'estremità orientale dell'agro della ricca città di Altino ed il suo guado era utilizzato da una strada che la collegava ad Oderzo ed al l'alto Friuli.
La tradizione vuole che, agli albori del Cristianesimo, per quella via sia giunto Sant'Ermagora che qui avrebbe divulgato il Vangelo e battezzato un centinaio di catecumeni.
Nel XV secolo il paese fu incluso nella podesteria di Oderzo, per l'assoggettamento alla Repubblica di Venezia della Marca Trevigiana.

La Serenissima beneficiò il paese poiché nel 1483, per incentivare i commerci con l'Opitergino, fece scavare un canale (Fossetta) dal margine della Laguna Veneta (Portegrandi) all'attuale Piazza Matteotti, dove si allargava a formare un porticciolo, che divenne subito il nuovo centro del paese, venendo attorniato da abitazioni e negozi.
Essenziale fu per Fossalta l'opera voluta da Venezia al fine della salvaguardia della laguna dagli interramenti causati dal Piave: la costruzione lungo il versante destro del fiume, da Sant'Andrea di Barbarana a Torre di Caligo dell'Argine di San Marco, più alto dell'opposto.
L'opera, realizzata dal 1534 al 1543, indirizzò la maggioranza delle inondazioni sulla sinistra del Piave, non preservando però del tutto il comune dalle alluvioni (la più recente é del 1966). La chiesa parrocchiale é dedicata ai Santi Ermagora e Fortunato.

Cippo ricordo di Hemingway Nell'autunno del 1917, dopo la rotta di Caporetto, le truppe italiane furono costrette a ripiegare ed a attestarsi sul lato destro del Piave, cosicché Fossalta venne a trovarsi a ridosso della linea di fuoco nemica, ed i suoi abitanti furono costretti ad evacuarla.
La sera dell'8 luglio 1918 a Fossalta, Ernest Hemingway, allora diciottenne impegnato nel suo servizio di assistenza ai soldati italiani con la Croce Rossa Americana, fu ferito lungo la sponda del Piave da una granata austriaca che era esplosa a poca distanza. Nell'esplosione morì un militare italiano ma Hemingway, benché ferito, riuscì a soccorrere un altro italiano ferito e a trascinarlo lontano dal fuoco nemico. Raggiunto ancora al ginocchio da colpi di mitragliatrice riuscì comunque a trascinarsi ancora, portando in salvo se stesso e l'italiano.
Il gesto gli valse la medaglia d'argento al valore assegnatagli dal Regno d'Italia, e un'altra onorificenza, la Croce di Guerra, da parte del governo degli Stati Uniti.
Questa sua drammatica esperienza, proseguita poi con una lunga degenza negli ospedali militari (furono necessarie 12 operazioni chirurgiche per estrarre le oltre 200 schegge che gli erano entrate nella gamba), fu la base per il suo famoso romanzo 'Addio alle armi'.

Larga parte del territorio del comune di Musile é stato strappato alle paludi attraverso le bonifiche di fine Ottocento e degli anni Venti del Novecento.
Il territorio era attraversato dalla via Annia (coincidente con quella che, qualche decennio fa, fu erroneamente denominata via Emilia) e in effetti abbondano i reperti come anfore, vetri e, in località Ponte Catena, i resti di un ponte (al momento interrato) in perfetto stato di conservazione.
In età medievale Musile era sottoposta alla giurisdizione del vescovo di Torcello. Nel XIV secolo, con il definitivo passaggio di Musile alla Repubblica di Venezia, i terreni furono acquistati dalla famiglia patrizia dei Malipiero, che costruì una nuova chiesa dedicata a San Donato, dopo la distruzione della prima (1533) a causa di una piena del Piave.
I numerosi interventi idraulici operati dalla Serenissima culminarono con la deviazione del Piave, realizzata tra il 1641 e il 1664. La diversione del fiume fu resa operativa con lo sbarramento (intestadura) del tratto del Piave fino a Caposile e con l'escavazione del nuovo alveo da Musile verso Eraclea.

Dopo la rotta di Caporetto Musile si ritrovò sul fronte del Piave e fu teatro di aspri combattimenti (giugno 1918) che ridussero il paese ad un cumulo di macerie. L'attuale centro urbano fu ricostruito negli anni Venti: oltre al Municipio anche la chiesa parrocchiale (dedicata a San Valentino e a San Donato) fu infatti ricostruita nel 1919 in forme neogotiche. Il piccolo centro abitato di Caposile é situata sulla destra del fiume Piave, sorge sul punto in cui il Sile si immette nella Piave Vecchia.

La storia di Jesolo (l'antica Equilio) é strettamente legata a quella di Venezia. La stragrande maggioranza delle aree urbanizzate della città si trovano su una sorta di 'isola', delimitata dai fiumi: Piave nuovo (ad est), Piave Vecchio ad ovest con le acque del Sile e dal canale artificiale Cavetta (che parte dal centro di Jesolo paese e si inoltra verso Cortellazzo.
In epoca pre-romana e romana la laguna di Venezia si estendeva dall'odierna Chioggia fino a Grado e c'erano molte isole. Tra queste ce n'era una chiamata Equilio ed era un vicus abitato da Veneti che vivevano di pesca e di allevamento.

In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente ci furono invasioni di barbari nell'Italia e anche nell'entroterra veneto. Iniziò una migrazione dalle città romane come Altino verso le isole lagunari più sicure. La città divenne un centro fiorente e sorse anche una Diocesi. In seguito, però vi fu una lenta decadenza culminata nel 1466 con la soppressione della diocesi.

La lenta ripresa avvenne grazie al patrizio veneziano Soranzo, proprietario di molte terre nella zona, che fece costruire, a proprie spese, una chiesa, poi dedicata a San Giovanni Battista ed eretta a parrocchia nel 1495, la più antica del Basso Piave.
Attorno alla nuova chiesa si ricostituì il villaggio per favorire l'abitabilità della zona. La Repubblica di Venezia attuò vari interventi di diversione fluviale, miranti principalmente ad allontanare i fiumi Piave e Sile. Il più importante é venne realizzato nel 1499 con la costruzione di un canale che collegava il vecchio alveo del Piave (ora Sile) a quello attuale.
Questo canale (cava), che passava per il nuovo paese, fu realizzato dall'ingegnere Alvise Zucharin e diede nome al nuovo abitato: Cavazuccherina.
La 'Grande Bonifica' attuata fra il 1920 e il 1930 permise prima la valorizzazione turistica del litorale, coi primi stabilimenti per le cure elioterapiche.
Il 28 agosto 1930 Cavazuccherina fu rinominata con l'antico nome di Jesolo e il Lido di Treviso fu denominato Lido di Jesolo.

Il nome antico era Equilium (dal latino equus o dal venetico ekvo), cioé città dei cavalli.
Il nome richiama l'allevamento dei cavalli per il quale erano famosi gli antichi Veneti. Il nome attuale di Jesolo deriva probabilmente da una serie di errori di trascrizione di quello più antico (Equilo, Esulo, Lesulo, Jexulo, Jexollo, Jesolum).

Venezia Il comune Cavallino-Treporti é un comune sparso in quanto sede comunale é la frazione di Ca' Savio.
Il territorio (Litorale del Cavallino) separa il nord della Laguna Veneta dal mare Adriatico. Il fiume Sile (che scorre nel vecchio alveo del Piave e per questo noto anche come Piave Vecchia) la separa a nord-est dal territorio comunale di Jesolo.
Il nome Cavallino trova la propria origine dall'uso di quest'area per l'allevamento di cavalli da parte degli antichi veneti. Esattamente come nell'attiguo comune di Jesolo.
Il territorio fiorì in età romana (a Lio Piccolo sono stati portati alla luce i mosaici di una villa) e soprattutto nell'alto medioevo, quando nella Laguna nord sorsero importanti centri quali Torcello, Ammiana e Costanziaca.
Il mutare delle condizioni ambientali e l'affermazione di Venezia portarono questi località poi a decadere; la zona si impaludò e divenne malarica e fu recuperata solo durante le più tarde bonifiche che portarono alla fondazione degli attuali abitati.
Contribuì al recupero della zona anche lo scavo del canale Cavallino (oggi canale Casson) che poté collegare la Laguna al Piave.
La chiesa parrocchiale di Cavallino é dedicata a Santa Maria Elisabetta.

Punta Sabbioni é una frazione del comune di Cavallino-Treporti posta all'estremità meridionale del litorale.
Si trova di fronte a Venezia, dalla parte est, dalla quale dista per via acquea una decina di chilometri, mentre per strada dista 60 km. Nell'arco degli ultimi due secoli ha visto l'ingrandirsi del suo territorio verso il mare a causa dell'accumulo di sabbia a ridosso della diga e si prevede che nei prossimi venti anni il limite del terreno arriverà alla sua estremità.
Vi si trovano numerosi campeggi, tra cui il camping Marina che é il più grande d'Italia.

Per quanto riguarda la città di Venezia, la sua eccezionale e lunghissima storia, le innumerevoli chiese, i musei, i monasteri, le opere d'arte e altre particolarità, vedi qui.