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le chiavi di Pietro

la via Amerina

da Assisi a Roma (13 - 21 giugno 2011) - pellegrinaggio di associazione

Petrus non moritur

lunedi 13 giugno Assisi - Deruta

Iniziamo il nostro pellegrinaggio in modo davvero speciale dato che partecipiamo alle lodi e alla S. Messa a San Damiano.
E' stato un momento importante, carico di spiritualità, con la netta sensazione di percepire la presenza del Signore in mezzo a noi.
I canti dei celebranti, le loro preghiere e il raccoglimento dei fedeli nella piccola cappella ci hanno donato un inizio gioioso ed intenso.

Verso le ore 9 Giancarlo, la nostra guida, ci accompagna a visitare l'oratorio dei pellegrini, una piccola cappella molto ben conservata del XIV sec. dove ammiriamo gli affreschi dovuti al Mezzastris, che illustrano il più celebre fra i miracoli compostellani: il miracolo del gallo e dell'impiccato e dove dipinge un cammello senza mai averne visto uno!

Ci attardiamo ancora nelle vie della splendida Assisi, sembra come di non voler staccarci, ma infine scendiamo decisi per la 'mattonata' che porta diritta a S. Maria degli Angeli. Ci aspetta qui ancora Giancarlo per una breve visita dell'interno.
Ammiriamo e preghiamo dentro la Porziuncola, e pensiamo a come da qui tutto abbia inizio, lo spirito infatti soffia dove vuole.
Il nostro cammino prosegue sull'antica via Amerina, purtroppo asfaltata (ma non era antica?).

Siamo un piccolo gruppo di 13 pellegrini, alcuni li conosco, altri no, questo giorno d'inizio é dedicato a conoscerci.
Questo primo giorno mi sembra ben più lungo del previsto, forse per il gran caldo perché quando arriviamo alla meta odierna, la Comunità di S. Maria del Bagno, siamo tutti provati.

In Comunità ci accolgono con simpatia e ci invitano a partecipare ai vespri, abbiamo così l'opportinità di pregare insieme oltre a condividere il cibo. E' questa una comunità aperta dove si accoglie chi ha disagi mentali o dipendenze. Dipende dalla parrocchia di Perugia di d. Giulietti.
verso Deruta Simone, il responsabile ci espone la storia della nascita del Santuario e ci fa vedere il parco dove c'é una imponente quercia, erede di quella che ha ospitato l'apparizione della Madre di Dio.

I nostri 'ospitaleros' oggi ci preparano una cena semplice con i prodotti del loro orto e anche la colazione é stata gradevole e abbondante con i cornetti ancora caldi, il cui profumo si mescolava a quello di un fiore di magnolia colto per noi.
Ci salutano con un dono: una medaglietta raffigurante la Madonna del Bagno, la loro protettrice.

Sempre ti ringrazio Signore per il dono di camminare nuovamente come una piccola comunità testimone del tuo vangelo e di poter godere delle bellezze del tuo creato.

Grazie a Paolo per averci offerto l'opportunità di questo pellegrinaggio, grazie soprattutto a Giancarlo per l'impegno profuso e per la sua instancabile attività nella guida e nella spiegazione dei fatti storici che incontriamo lungo il cammino.
Dopo cena sono arrivati i fratelli Fabio e Nicola; i doveri non hanno permesso loro di essere con noi fin da ieri.

Elvia V.

martedi 14 giugno Deruta - Todi

In realtà tappa si sviluppa dal Santuario della Madonna dei Bagni che é 2 Km oltre la cittadina di Deruta.
La sveglia avviene sul prestino, alle 5.30 perché alcuni cominciano a parlare.
Ci viene data molto gentilmente la colazione dalla comunità. Ottimo: caffé, latte e brioches.
La mattinata é splendida e dal culmine del luogo ne viene una bellissima immagine dei dintorni. Facciamo una foto di gruppo davanti all'alloggio.

Madonna della acqua Il cammino purtroppo si snoda sull'asfalto e verso le 10.30 arriviamo ad una graziosa cappella che si trova lungo la via: il santuario della Madonna dell'acqua. All'interno c'é un grazioso dipinto della Madre di Dio e una bella statuetta dell'Arcangelo Michele. Elvia legge le letture del giorno che erano aperte sul leggio.

Durante il cammino si ha la possibilità di conoscerci. Verso mezzogiorno arriviamo affamati vicino un negozio di generi alimentari che ci rende possibile un frugale pasto consumato sui gradini di una abitazione vicina. Io mangio solo una mela e bevo mezzo litro di acqua.
Davanti a noi c'é Todi arroccata su un piccolo colle, bellissima.

Sono le 14 quando arriviamo a Ponte di Rio, prima della salita per Todi e qui ci fermiamo. Facciamo una doccia dentro la struttura sportiva a fianco della chiesa che é in stile moderno ed é dedicata alla Madonna.
Purtroppo non possiamo riposare dato che la palestra che ci ospita viene utilizzata fino alle 21.15.

Alle 16 Giancarlo ci porta con la sua auto a Todi e la visita inizia dove parte il decumano, la porta nord che poi finisce con la porta Amerina chiamata anche (con grande dispetto di Giancarlo) porta Fratta. Visitiamo la bellissima piazza dei Poteri con il duomo, il palazzo del Capitano ed il palazzo del Vescovo: i poteri e potenti della città.

Todi Abbiamo potuto ammirare i lavori di restauro eseguiti nel duomo cui manca solo il portale che é finemente lavorato di intaglio ma adesso non in buone condizioni.
Siamo arrivati poi alla chiesa della consolazione con la sua scalinata così scenografica. La facciata non é stata completata.
All'interno e nella cripta si trova la tomba di di Jacopone da Todi e Giancarlo ci fa notare come sia stata incisa sbagliata la data della morte.
Completiamo il giro della città e passiamo a vedere la chiesa disegnata dal Bramante che purtroppo oggi é chiusa, ma la nostra guida é ricca di informazioni e ce la racconta di come sia luminosa e unica.

Finito il giro ci ritroviamo lì dove eravamo partiti: alcuni fra noi decidono di rimanere in città altri ritornano a Ponte di Rio.
Alle 21.15 possiamo mettere le brandine sullo spazio concesso della palestra.
Abbiamo purtroppo solo due bagni. Alle 22.30 arriva anche il gruppo che ha cenato a Todi.
Alle 23 silenzio.

Paolo B.

mercoledi 15 giugno Todi - Amelia

Siamo partiti da Todi alle 7.15 del mattino. Alle 7.40 eravamo a Ponte Naia.
verso Amelia A difesa della via Amerina furono costruite sin dal sec. VIII delle fortificazioni di crinale sia a sinistra che a destra. Molte di queste nel corso dei secoli si sono traformate in piccoli borghetti che ben si scorgono a noi che passiamo e osserviamo tutto dal basso verso l'alto. Ci sono punti in cui se ne vedono 5 o 6.

Giancarlo, vera miniera di informazioni e testimonianze ci fa vedere la torre Olivola. Da li si vede da un lato Todi e dall'altro Civitella: in 5 minuti si poteva osservare e comunicare quanto accadeva in un giorno!
Vediamo poi anche l'antico spedale dei pellegrini intitolato a S. Lazzaro e sulla destra un albergo del '600. Esistoni documenti certi di passaggio di pellegrini lungo la via Amerina.

Alle 11.30 arriviamo al culmine del colle S. Ermanno é qui c'é una maestadina dedicata a S. Eurasia protettrice delle campagne. Qui sorgeva fino al 1300 il borgo di Civitella. Vediamo bene ancora il monte Soratte che é in vista di Roma; questo ci fa gustare la meta.

Dopo 7/8 Km giungiamo a Castel dell'Aquila dove ci fermiamo per la sosta pranzo, sono circa le 13.
Non dobbiamo dimenticare, ci ricorda Giancarlo, che qui siamo sul Cammino di Santiago: il vicolo principale si chiama infatti vicolo S. Giacomo.
Passiamo dall'ospedale di S. Giacomo dei cappuccini alle 16 (trovato chiuso) scendiamo verso Amelia dove giungiamo alle 17.45.

ad Amelia Alle 19.15 si celebra la S. Messa officiata da d. Paolo Giulietti vicario della diocesi di Perugia ed in passato molto vicino a Giovanni Paolo II nell'organizzare la Giornata Mondiale della Gioventu'.
Al termine don Paolo benedirà il luogo in cui pernottiamo: si tratta del vecchio spedale di S. Maria dei Laici ora ristrutturato e, per volere di Giancarlo restituito alla città di Amelia e ai pellegrini.

Giancarlo ha inoltre rimesso a nuovo anche l'ex opera della Missione ed attualmente é la casa fondata da Vincenzo de Paoli.
Qui abbiamo magnificamente cenato. Non dimenticherò le lacrime di Giancarlo nel presentare queste ristrutturazioni, nel vedere rivivere le immagini che tanti hanno venerato; di come nella sua commozione c'era anche la mia assieme a quella di tutti i miei confratelli pellegrini.
Abbiamo davanti a noi un uomo straordinario, e di questo ti ringrazio Signore.

Alla cena partecipano autorità e, tra queste il prof. Caucci rettore della Confraternita di S. Jacopo.
Mi dimenticavo: durante la messa in 10 -15 pellegrini hanno indossato la classica tunica rossa e la mantellina marron, sono le insegne che individuano la Confraternita di S. Giacomo.

Fabio S.

giovedi 16 giugno Amelia - Orte

Questa mattina Giancarlo la dedica a visitare i luoghi significativi della sua città, e si sofferma in particolare sui luoghi adibiti alla accoglieza dei viandanti in Amelia.
Una città piccola ma con una grande storia; é la città di Maria perché gli amerini a Lei si sono affidati e così sono stati risparmiati dal terremoto del 1703.

Belle le mura affacciate sulla piana, sono del IV secolo ac. Visitiamo anche il celebre unico e ben funzionante esemplare di organo meccanico del '600 che può essere suonato da posizioni diverse, così come esigevano le regole conventuali. Il punto più elevato é stato riservato alla Cattedrale, l'episcopato, la torre del vescovado del 1050 e al seminario oggi non più utilizzato.
L'ultimo vescovo é stato il beato Vincenzo Lojali, morto nel 1969 e ben conosciuto da Giancarlo che la ha ricordato assieme a San Vincenzo de' Paoli, durante la cerimonia di ieri, di inaugurazione dello spedale perché é stato un vescovo ora beato e già in odore di santità.

costume di confraternita La Cattedrale conserva le spoglie dei martiri cristiani S. Fermena e S. Olimpiade (a ricordo di come la via Amerina sia bagnata del sangue di primi martiri) anche se la dedicazione della Cattedrale é a S. Maria Assunta.
Partiamo per Orte alle 10.45 e alle 11 siamo in località Castelluccio. Siamo nella splendida ben tenuta e ricca campagna: la nostra guida ci ricorda come le rendite di questi poderi già dal 1300 andavano alla fabbrica di S. Pietro.
Alle 13.15 facciamo una provvidenziale sosta in corrispondenza dell'agriturismo 'Ai Cavalli' a base di panino con porchetta e birra fresca. Qui é d'obbligo ringraziare anche Sandro, amico di Giancarlo che ci segue con premura e attenzione: é attento ad ogni nostro bisogno.

Ripartiamo alle 14 con destinazione le solfatare, tipiche di queste zone; qui arrivati vediamo bollire l'acqua fredda!
Dalle 15 percorso su strada asfaltata fino a Orte dove giungiamo alle 16.15 circa. Qui é Lorenzo che ci fa guida, questa é la sua città. Visitiamo una profonda taverna scavata nel tufo, la fontana pubblica anche questa quasi sotterranea e poi tre chiese in una sola: l'oratorio di S. Egidio (il patrono) al centro, la chiesa di Santa Croce a sinistra e la chiesa di San Agostino a destra, il tutto in un unico spazio.
Annesso vi era lo spedale per pellegrini. Abbiamo visitato, sempre guidati da Lorenzo anche il museo diocesano: qui é conservata la struttura che viene utilizzata per portare la bara del Cristo morto durante la processione del venerdì santo. E' questo il più vecchio d'Italia ed é opera delle Confraternite i cui membri durante il rito sono tutti incappucciati per poter pregare più intensamente e non farsi riconoscere. Il rito risale al 1200.

Ci trasferiamo in auto a Penna in Teverina (distante circa 12 Km) presso la casa di don Antonino. Qui alle 18 partecipiamo alla S. Messa e poi visitiamo uno straordinario presepe permanente ricchissimo di particolari e molti dei quali semoventi.
E' seguita la cena in cui era presente anche don Maurizio sacerdote originario di Bagnoli di Sopra!

Sollecitati da don Antonino, abbiamo ciascuno testimoniato il significato del pellegrinaggio; il tutto é stato molto intenso e toccante e, in alcuni momenti anche oggi, sono stati di vera commozione.

Fabio S.

venerdi 17 giugno Orte - Gallese

La partenza é alle 7.30 e ci svegliamo con ancora la bellissima sensazione della serata di ieri sera, però fuori c'é una gran nebbia e spessa che quasi sembra pioggerellina.

incontri Una calda colazione ben ci predispone per il giorno.
Don Antonino, Giancarlo e un altro amico sono pronti per riportarci a Orte da dove riprenderà il nostro pellegrinaggio.
Stipiamo velocemente i nostri bagagli e in pochi minuti siamo a Orte dove ci aspetta Lorenzo che sarà la nostra guida per questo tratto. Con lui saliamo al Santuario della SS. Trinità, anche questo é arroccato e dirimpetto all'enorme sasso tufaceo in cui sorge Orte e, come questa, anche quello é scavato nel tufo.
All'interno Lorenzo ci illustra gli affreschi molto ben conservati e con i colori ancora brillanti nonostante il tempo e l'umidità.

Il percorso prosegue per una stradina secondaria tra alberi e rare case. Alle 9.30 sosta in un'area attrezzata con panche e tavoli e...musica dal vivo (concerto di uccellini!) all'ombra delle quercie.

Quando riprendiamo la marcia il sole é alto e si suda copiosamente; accanto a noi coltivazioni di noccioli si susseguono ad ampi campi a fieno e grano mentre in lontananza il profilo della collina é lievemente velato dalla calura.
Sono le 10.40 quando arriviamo all'agriturismo Bagnolese. Nel piccolo borgo é presente una chiesetta del 1600, con all'interno la statua di una Madonna Mora, e dove diciamo il rosario.
Lorenzo ci racconta che una volta qui c'era un grande monastero di clausura; all'interno della chiesetta si possono ancora vedere, anzi per meglio dire intravedere, degli affreschi e degli ex-voto.
la nostra via a Gallese Nel grandissimo cortile anche due grossi cani bianchi che vogliono partecipare al nostro spuntino, e anche loro non andranno a mani vuote...
Alle 11.20 riprendiamo ad andare e si prevede che saremo a Gallese per le 13.
Lungo la bianca strada polverosa incontriamo la croce che ricorda S. Famiano, il santo che scrisse le regole dei templari.
Gallese ci compare davanti arroccata sulla rupe di tufo. Gli antichi saggiamente sceglievano questi siti difficili da espugnare per qualsiasi nemico: pareti liscie e due/tre porte di accesso le rendevano inattaccabili.

Ci sistemiamo nella grande sala teatro del centro parrocchiale che il parroco don Remo generosamente mette a nostra disposizione.
Le doccie sono scomode dato che dobbiamo utilizzare quelle del centro sportivo che si trova all'ingresso del paese (giù dalla rocca) e che ci verrà aperto alle 16.30.

Ripuliti e riposati scendiamo al Santuario di S. Famiano dove don Remo celebra solo per noi.
La messa é coinvolgente, le parole del sacerdote arrivano e scavano dentro, ci fanno riflettere.
Ci racconta la storia di S. Famiano facendoci visitare la cripta, il luogo dove morì.
A cena e poi a letto che domani si parte alle 7.

Lucia M.

sabato 18 giugno Gallese - Castel S. Elia

Anche oggi giornata calda luminosa con raffiche di vento che mitigano la calura.
Don Remo prima di partire, ci vuole nella sua chiesa, dentro la città che ha tutte le case accostate come pecore che si stringono per ripararsi, ci benedice e ci fotografa.

la vescica di Ugo Eccoci subito nella piazza principale ad ammirare la magione del duca Hardouin, qui rimasto a seguito delle truppe francesi alla conquista (meglio diremo alla spoliazione) delle terre papali.
La città, anzi il paese, non offre molto (tuttavia il cibo di ieri era eccellente) ha un aspetto dimesso, e le poche auto che invadono i piccoli spazi del centro rendono pericoloso il transito nei piccoli vicoli.

Dopo poco ecco che puntiamo decisi nella direzione della prima oasi italiana del wwf stabilita qui dalla vulcanica attività di F. Pratesi.
Si lambiscono prima e poi si attraversano decisamente le coltivazioni di nocciole; Giancarlo, profondo conoscitore di questi luoghi ci informa che le migliori nocciole sono proprio di qui, assieme a quelle di Asti e Caserta. Gli appezzamenti sono tutti (tranne uno ad onor del vero) tenuti molto bene e con l'impianto di irrigazione a goccia.
Solo il vento che ci rinfresca ci impedisce di approfittarne. Incontriamo asfalto che, dopo una curva, ci mostra le prime nicchie destinate alla sepoltura durante il periodo romano e preromano.

Dopo attraversato un piccolo rio ecco la chiesa della Madonna del Soccorso: un cubo quadrato con facciata semplice e spoglia.
Entriamo nella macchia e scendiamo una forra, l'ombra luminosa la invade, ed é piena di grida di animali, c'é un rivolo di acqua viva al fondo.
Nelle striscie di luce che cadono dal cielo, volano libellule turchine e piccoli uccelli che ci turbinano intorno. La salita poi ci porta fra case tutte con piccoli cani che ci corrono incontro abbaiando.
E' poco dopo mezzogiorno e, appena attraversato un binario, ci fermiamo davanti alla Hostaria Falisca, e qui ci gratifichiamo con una bibita fredda mentre Ugo si deve curare una dolorosa vescica.

Visitiamo subito dopo un luogo importante: Faleri Nova ci aspetta.
Entriamo per l'antica porta, la porta di Giove e visitiamo l'abbazia cistercense cui é stato restutuito il tetto solo con il Giubileo del 2000, essendo rimasta senza dallo scontro tra i francesi di Napoleone e i napoletani accorsi in soccorso del papa nella guerra del 1798.

La basilica é ampia spoglia severa e silenziosa e, proprio per questo, la visitiamo quasi in totale silenzio, come se la storia tutta che qui si condensa ci opprimesse, come se ci sforzassimo di ascoltare ancora le salmodie dei monaci, queste preghiere che hanno 'bucato' i secoli. Di questi oggi non resta nulla, come se il vento che adesso soffia, avesse cancellato tutto delle loro vite, come nelle leggende (vere!) di navi che gironzolano in mare senza più equipaggio.

via Amerina al cavo degli zucchi Attraversata una piccola area di villette moderne (località S. Lorenzo) ecco che l'Amerina entra decisa nella necropoli di Cavo degli Zucchi, dichiarando così la propria vetustà, la propia importanza per così tanto tempo e per così molte vite: contadini commercianti e pellegrini che per le necessità del vivere hanno percorso con carri, con muli o carichi delle merci portate a spalla, come noi oggi i nostri zaini.

Le cavità funerarie appaiono improvvise ai lati della via, i morti ci guardano, il basolato rettilineo ci guida in mezzo alle tombe di ogni dimensione e forma. Basta chiudere gli occhi per un momento per sentire il vocio e il richiamo dei venditori, vedere i passanti e il carro trainato pieno di merci e poi schivare un cavallo un po' nervoso per tutta questa folla e ancora sentire il passo cadenzato dei drappelli di legionari armati in marcia.

Ci tuffiamo nella vicina forra dove sentiamo il grufolare del cinghiale disturbato.
Arriviamo finalmente nella comunità dei Padri Polacchi della Congregazione di San Michele: sono circa le 17. Ci aspetta poi una cena comunitaria, assieme a noi ci sono anche due pellegrini tedeschi che, in bici vogliono ricordare i bambini con handicap.

Ma noi stasera siamo felici, il cibo é buono e gradevole, il vino abbondante e la compagnia simpatica: Alberto canta e regala loro (e a tutti noi) una felicità profonda e intensa.

Tutto il giorno ci siamo incantati per le piccole cose incontrate, ma é poi vero che sono piccole?
Con negli occhi ancora il cielo noi mangiamo una bellezza intensa e strana, non le vuote parole del disgusto del vivere, non lo scialo del parlare a vanvera, ma siamo intensamente e pienamente felici come se Lui fosse qui con noi.
E mentre nel cenacolo la luce del giorno via via scompare mi colpisce improvviso un 'Signore, quando avverrà per me il giorno senza più tramonto?'.

Paolo T.

domenica 19 giugno Castel S. Elia - Campagnano

Oggi la partenza ritarda. Anche dopo la colazione abbondante, indugiamo nell'abbandonare il refettorio, c'é vento ed inizia a piovere.
Passiamo subito davanti alla porta di questa città in cui c'é la famosa scritta: 'Qui viviamo felici', ma non vedo nessuno, solo un prete frettoloso che ci saluta ed entra nell'unico bar aperto.
zaini in partenza da S. Elia E, poco dopo siamo nella splendida (stamane un po' addormentata) Nepi.
E' molto presto ed é domenica.

Ancora un caffé nel bar della piazza centrale, qualche folata di vento ma ormai le nuvole sono passate e restano solo rumori di piatti.
Alberto, atletico ed attivo é infastidito da questa sosta, me la racconta seduto sul piccolo tavolo davanti a me. Io invece preferisco sostare, non avere fretta, avere il tempo di osservare, la fretta che ci consuma é figlia della voracità.
Piano piano la città si sveglia, così abbiamo dei compagni a colazione.

La città é veramente vecchia: le rovine etrusche si aggiungono a quelle romane e queste a quelle rinascimentali. Giancarlo ci guida sicuro dentro la città, nel portico della cattedrale ci indica la famosa lapide murata nel Duomo che risale al 1103 in cui si menziona un accordo fra la parte armata e quella civile della città, e si indica per chi rompe tale patto un ludibrio pubblico pari a quello occorso a Pilato e a Gano di Magonza. Questo vuol significare che poiché la Chanson de Roland situa gli avvenimenti nella rotta compostellana, si da per acquisito che tutti la conoscano e quindi che la città intera sia essa stessa sulla rotta jacopea fin da quel tempo.

Sbucati che siamo nella 'Bottada' (slargo in cui si vedono i resti dell'acquedotto rinascimentale) ci dirigiamo verso le catacombe di S. Savinilla che visitiamo.
Davanti a noi una signora che indossa un leggero maglioncino, la nostra guida, ci spiega con molti particolari le loro modalità costruttive. Anche qui c'é uno splendido affresco ben conservato con l'immagine del nostro S. Giacomo che risale al XIV sec.

Ora asfalto, scorriamo il ponte nominato da Cicerone nel celebre Pro Roscio Amerino e ci fermiamo poi a bere un sorso d'acqua sufurea presso la vicina fonte terme dei Gracchi.
le catacombe di Nepi Poco oltre e da una strada fra i campi, sbucano davanti a noi due pellegrine francesi (scopriremo che sono sorelle) dirette anche loro alla città eterna. Vengono da La Spezia e sono partite a metà di maggio.
La piccola chiesa di S. Antonio Abate appena incontrata, posta di fronte al rumore incessante del traffico della Cassia, induce Giancarlo a suonare la piccola campanella: per lui é il rito del fine tappa e del pellegrinaggio. Non tutti sono d'accordo, ma tant'é.

Un po' di sosta nella invitante fontanella alla base del paese, e poi ci aspetta ancora una piccola ma dura salita a causa del gran calore del meriggio; il sole é davvero il nemico di oggi.
Siamo tutti provati, ma nessuno vuole 'mollare', siamo veri pellegrini.

Semplice sincera e di cuore l'ospitalità che ci aspetta a Campagnano. Abbiamo dei materassi a terra in locali ampi con una terrazza che ci permette di asciugare i panni.
Ampio e polveroso é il loro Duomo: siamo tutti alla S. Messa dove troviamo e ringraziamo il parroco e conosciamo anche persone che ben conoscono e hanno parenti a Monselice! Molti discorsi sulla nostra città... forse ci punge una leggera nostalgia, forse stiamo sentendo il fine tappa, la meta.

L'ospitalità ci dona una convenzione con la locale trattoria 'Il Pavone' dove il cuoco, un attivo albanese giovanissimo di 18 anni, ci prepara piatti succulenti ed abbondanti.
Lo vogliamo conoscere per ringraziarlo, per parlargli, perché abbiamo abbandonato (a casa?) il pensiero chiuso dei molti messaggi che oggi si sentono, perché che altro siamo noi tutti se non un grande prato fiorito inondato dalla luce benefica di Dio?

Paolo T.

lunedi 20 giugno Campagnano - La Storta

Oggi é stata una giornata molto lunga.
Ci siamo alzati alle 6 e siamo partiti dopo una breve colazione al bar. Ci siamo incamminati per la Francigena fino a Formello passando per il Santuario di S. Maria del sorbo.
cascate al Veio Una breve sosta cui é seguito il santo rosario con le intenzioni espresse dai pellegrini.
Ci aspetta poi un lungo tratto di asfalto massacrante, fino ad incontrare il parco in cui sorgeva l'antica città di Veio, distrutta infine da Roma dopo lunghe guerre.

Qui, vicino un antico mulino ci siamo fermati per una merenda, avvolti dalla frescura dell'acqua corrente.
Appena partiti vediamo la nostra meta di oggi: il campanile di La Storta vicino al monastero delle suore 'Poverelle'.
Suor Casta che ci accoglie, ci spiega le abitudini del luogo.
Le stanze ben pulite contengono dei letti a castello molto confortevoli. Nella nostra stanza arrivano verso le 18 anche le due pellegrine francesi che abbiamo incontrato lungo il cammino oggi. Sono simpatice e mi hanno raccontato che hanno perso la strada, e che per questo si sono fatte accompagnare in auto da una signora gentile.

Anche oggi dobbiamo sempre ringraziare Giancarlo per la disponibilità e competenza nello spiegare con così tanta cura e passione la storia di questi suoi (nostri) luoghi. Il suo soprannome é infatti 'museo'!

Iolana B.

martedi 21 giugno La Storta - Città del Vaticano

Traffico, molto traffico ancora traffico.
Asfalto marciapiedi sconnessi rumore assordante.
La città non é per il pellegrino, lo rifiuta. Ci si sente infatti estranei.
Dai finestrini degli autobus la gente accigliata va al lavoro e ci guarda ma mi sembra che non veda. La tremenda Cassia ci aspetta e ci aggredisce, ma non seguiamo via Trionfale, cerchiamo via della Camilluccia e abbiamo un po' di tregua.

Poco dopo Monte Mario, una sosta una birra e aspettiamo Giancarlo.

Con lui scendiamo a S. Pietro e qui abbiamo la fortuna (grazie Giancarlo!) di accedere ai restauri dell'antica necropoli Vaticana in cui ogni gradino ci fa scendere di un secolo; arriviamo così alla sua tomba fino a vedere i resti dell'apostolo Pietro.

Paolo T.

i pellegrini
i partecipanti nella chiesa di Gallese

Di cuore, grazie a tutti.