elogio del cammino di Santiago
Se camminare rappresenta una manifestazione normale, sulle strade del Cammino di Santiago camminare é anche pregare.
Immersi nel silenzio, fra tanti profumi d vita e di buono, nascono possibilità di introspezione e di riflessione diversamente irrealizzabili.
Giorno dopo giorno, passo dopo passo, il Cammino porta a scoprire ciò che abita nel profondo del cuore, della propria anima, e ogni inquietudine si stempera progressivamente nella semplicità di un quotidiano sempre più rivolto alle cose essenziali.
Ogni giorno si può scoprire qualcosa di sé negli occhi dell'altro e qualcosa dell'altro nel proprio cuore. Avanti, ogni giorno ancora avanti, in un viaggio che non ha nulla in comune con i normali viaggi, in un pellegrinaggio diverso, proprio per la sua lunghezza e per la sua componente di fisicità, un itinerario spirituale rivolto a una nuova consapevolezza della propria e dell'altrui umanità!
Vivere in modo semplice e farlo sorridendo, con sorrisi infettivi, che possano risultare la miglior risposta a ogni situazione, a ogni cosa, determina una condizione interiore ideale.
Un viaggio lento e camminato rappresenta uno dei più bei doni che ci si possa fare, perché esprime un atto di fede e di tenacia, che nel mondo agiato e pigro di oggi, é una prova che a molti può apparire illogica e impossibile, ma che diviene vitale per la scoperta di se stessi.
Lungo il cammino si possono vivere magie che trasformano, magie del pensiero e della preghiera, di una speranza forte e ritrovata, che permettono di non arrendersi, che aiutano a credere in sé e negli altri, per impegnarsi a migliorare la qualità della propria vita.
Camminando, ascoltandosi e guardandosi intorno, si finisce per ritrovare, ben piantata sulle spalle, la propria testa ragionante, liberata da paraocchi, da tante convenzioni assurde, da tante dipendenze che riducono l'utilizzo della propria intelligenza.
Il Cammino, come ogni pellegrinaggio, esprime un desiderio di cambiamenti, la speranza di comprendere e di essere compresi, porta alla ricerca di un modo nuovo e ideale di vita o alla riscoperta di uno ormai dimenticato, induce ognuno a un modo di essere essenziale.
Il Cammino delle Stelle, come lo chiamano gli spagnoli, é un insieme di fatica e di allegria, di fede e di poesia, in cui si realizzano condizioni di condivisione e di solidarietà, forme di vera amicizia, immediata e genuina, difficili nel contesto chiuso e artificioso del nostro tempo.
Se un amico ti invitasse a fare questo Cammino di Santiago in sua compagnia, prima di pronunciare un 'no grazie!' definitivo, sarebbe opportuno rifletterci, prendere tempo per documentarsi e per pensarci. Potrebbe essere un'ottima occasione per concedersi una pausa, per cominciare a vivere in modo diverso, più distaccato, ma anche più produttivo.
Potrebbe anche accadere di scoprire che ogni altra precedente condivisione, a confronto, é stata limitata e che le preghiere di questo lungo pellegrinaggio, camminato e vissuto con intensità, valgono quanto tutte quelle di una vita. Trovando la capacità di sentirsi realmente pellegrini, ogni giorno in cammino, e ogni giorno disposti ad accettare quel che verrà, sarà come rimpadronirsi della propria vita.
Se a Bercianos, dopo ore di marcia, una bianca suora Agostiniana ti accoglierà con un bicchiere di té freddo, ti apparirà come un angelo del Signore sceso a darti il benvenuto, e se a Granon un parroco ti parlerà di cosa può significare Gesù nella tua realtà e impartirà a tutti la benedizione del pellegrino, sarà come il profeta di una nuova vita, perché il Signore sarà venuto a visitare il tuo cuore e la tua anima!
Ci si rende conto di un aspetto della realtà a cui si pensa assai poco: siamo convinti che sia il tempo a passare, mentre il tempo fa parte dell'eternità di Dio e siamo noi, povere creature, a misurarlo e a passare.
Il Cammino é un pellegrinaggio di interiorizzazione, verso una consapevolezza più matura: attraverso dosi di fatica e persino di sofferenza, permette, anche a menti bloccate e ad anime inaridite, di pervenire a una visione depurata della vita, a una revisione dei propri comportamenti abituali.
E' l'occasione giusta per scoprire che non esiste un metro campione per misurarsi, che non c'é un vocabolario per tradursi, ma conta tutto ciò che vale, in cui diventa evidente ciò che é essenziale, ed é più facile, in ogni senso, scartare ciò che é superfluo e inutile.
Si manifesta un atteggiamento di accettazione della fatica e delle scomodità che esprime una serenità di fondo, del tutto nuova, quasi un entusiasmo poeticamente infantile.
Creatività e spiritualità, anche in forme elementari, riemergono e si manifestano in modo sorprendente, con comportamenti orientati al rispetto e alla gentilezza.
Il Cammino, in ogni senso, diviene occasione di formazione e di visibili cambiamenti in meglio, in una purificazione determinata dal vivere in una sorta di povertà in spirito davvero evangelica!
In questo contesto di essenzialità si impara anche a pregare in forme personali e comunitarie più forti, più spontanee e più sentite perché danno significato a momenti che, diversamente, sarebbero poveri.
Basta un sorriso, un augurio, una conoscenza minima, per sentirsi impegnati in un'impresa comune, con l'impegno di andare avanti, fino in fondo, aiutandosi.
Ognuno, ogni gruppo, ha un programma, pensato e preparato, tutti sono determinati a svolgerlo e portarlo a compimento, eppure c'é anche l'umiltà che fa tener conto dei propri limiti, di qualche problema fisico che può insorgere.
I programmi possono essere rivisti, ridimensionati, adattati alle esigenze che possono manifestarsi, senza drammi, ma anche senza eccessive indulgenze.
Il Cammino si rivela progressivamente come impegno serio eppure soave, capace di infondere entusiasmo e di risvegliare energie, di far riscoprire una poetica maturità nel vivere anche in modo giocoso.
Queste capacità di adattamento e di rinnovamento risultano tanto più sorprendenti in quanto comuni a persone tanto diverse per età, provenienza, cultura e condizione sociale.
In Spagna, la messa serale si celebra tardi e parteciparvi rappresenta per molti il modo migliore per concludere una giornata. Assieme ai momenti di preghiera e di riflessione camminare diviene un elemento che cambia la vita.
Si scopre che molti camminanti sono alla loro seconda o terza esperienza e si può cominciare a comprendere come, in fondo, sia possibile e naturale il desiderio di ripetere qualcosa che ha significato vivere un'esperienza forte e unica, secondo modalità di genuinità e di sincerità, in una dimensione spirituale rinnovata, che fa sentire il cuore leggero!
Sin dai primi giorni ci si sente nuovi, consapevoli di bisogni e di desideri dimenticati, che sostituiscono abitudini che appaiono ormai prive di significato. Emerge evidente una nuova incisività delle percezioni e una maggiore capacità di adattarvisi, in modo spontaneo ma logico, a testimonianza di una vitalità crescente, che deriva anche dalla rinnovata capacità di pregare, per ringraziare e per chiedere.
E' legittima, e viene spontanea, la domanda: 'perché tanta gente, più di centomila persone ogni anno, in ogni stagione, percorrono le vie del Cammino di Santiago?'.
E' evidente che le motivazioni possono essere le più varie: c'é chi lo compie per fede o per un voto, chi per vivere una vacanza diversa, alternativa, e chi come un'impresa sportiva, a tappe forzate, ma tutti ne restano affascinati e tutti, in qualche misura, ne vengono trasformati, 'coinvolti in qualcosa di grande'!
Resta comunque una seconda domanda: perché c'é tanto fascino in questo millenario pellegrinaggio?. Per i contenuti spirituali che é in grado di proporre, per la bellezza dei grandi spazi, o perché ha questo carattere di storica tradizione?.
Ogni pellegrino conosce le sue motivazioni e i suoi obiettivi, ma questa impresa, non agevole, sottintende una quantità di ragioni, anche impalpabili, che emergono solamente durante il cammino stesso.
Forse parte del fascino che sprigiona deriva dalle testimonianze, dalle documentazioni che i pellegrini ne ricavano e che, a loro volta, possono trasmettere.
Trenta e più giorni di cammino possono produrre molteplici miracoli, persino incredibili: la dimensione interiore che emerge, giorno dopo giorno, e la bellezza arcaica di questa parte di Spagna ancora contadina, eppure così ricca di arte e di cultura, con le sue cattedrali e la sua gente simpatica e accogliente, finiscono per generare una 'commozione' che dà frutti, e i più vari.
Camminare con uno zaino che contiene tutto ciò che si ha, nutrirsi in modo semplice e funzionale, svegliarsi alle cinque per mettersi in cammino alle sei, ogni giorno, produce una maturazione rapida che diviene trascinante.
La mentalità di ogni camminante cambia rapidamente, l'approccio con il quotidiano e con gli altri, tanto diverso dai soliti schemi, genera forme di condivisione e di solidarietà, e ci si sente davvero tutti nella stessa barca! Tutti insieme, sinceramente!
Ogni pellegrino porta nel suo zaino tutto quanto gli occorrerà per vivere e sopravvivere per più di un mese, con il bello e il brutto tempo, e questo comporta la necessità di essere organizzati e ordinati.
L'irrazionalità comporta fatiche inutili e difficoltà aggiuntive.
Tutto fa parte della quotidianità, senza eccezioni e senza alcuna possibilità di vaccinazioni preventive per ridurre il disagio, ma quasi tutti si orientano in fretta e vi si adattano senza ribellioni.
Proprio lo zaino diviene un compagno di vita, é come la casa al seguito: qualcuno sostiene che il suo peso sia proporzionale a quello delle proprie paure, ma é altrettanto vero che rappresenta anche quello della propria saggezza.
Che pesi sette o quattordici chili, deve essere portato a spalle e la maggior parte dei problemi fisici, direttamente o indirettamente, derivano dal rapporto che si ha con esso.
Gli ospitaleros, i pellegrini più esperti e talvolta il medico, devono occuparsi e porre rimedi ai disagi e ai malanni che affliggono i camminanti meno dotati, o più sprovveduti.
Il cammino non cessa di esercitare il suo fascino, non smorza gli entusiasmi in chi lo compie neppure in presenza di questi aspetti meno gradevoli, forse viene mitizzato anche in funzione delle difficoltà che presenta. Non é facile comprenderne le motivazioni profonde, ma é evidente che l'equilibrio tra gli aspetti positivi e quelli negativi é decisamente a favore della condizione migliore.
L'insieme ha comunque un senso e una valenza forti, i rimedi naturali che contiene e propone devono essere, quasi per tutti, più significativi dei disagi.
C'é progressivamente più attenzione per le cose che servono veramente per la salute e per il benessere, del corpo e dell'anima, e anche se tutto risulta semplificato, ci si rende conto che nulla é dimenticato o banalizzato: si prega, si condivide e ci si sente appagati, veramente sereni.
E' come fare un digiuno salutare, lontani da tanti bisogni di cui, in realtà, non si ha alcun bisogno, e digiunando dalle cose non indispensabili ci si libera; é come far andare a braccetto il mondo esterno e quello interno di ognuno, depurati e resi idonei per un salto di qualità in termini di vita.
Può accadere di non sapere esattamente perché, nonostante tutto, ci si senta bene, ma si può percepire chiaramente che non ci sente mai soli, mai realmente separati dal resto, dagli altri camminanti.
E' come se si realizzasse uno sviluppo della coscienza, di quella consapevolezza di appartenere alla vita in senso globale, che lega le creature tra loro e queste alla natura. Si diventa... il Cammino stesso!
Nuove dimensioni e nuove sintonie, dove i rapporti, i suoni e i colori, tutte le percezioni, acquistano valore e bellezza, donando una gioia ancora sconosciuta.
Chi ha dovuto interrompere e abbandonare il cammino, per qualche motivo, ne ha sofferto, qualcuno ne ha pianto, perché quando lo si é iniziato é come se non se ne potesse più fare a meno, fino alla sua conclusione, fino al raggiungimento della meta. Non se ne conosce la vera ragione, ma é così: si sarebbe disposti a maggiori sofferenze pur di non allontanarsene, pur di non rinunciare.
Avendo ritrovato la capacità e la gioia di pregare, di ringraziare il Signore per l'esperienza vissuta quotidianamente, oppure, in senso più laico, anche solo il gusto dell'essenziale, l'atteggiamento di fondo di fronte alla vita certamente non potrà più essere quello di prima.
L'insegnamento più elementare del cammino é quello per cui ciò che é superfluo pesa nello zaino e, come viene riconosciuto tale, deve essere eliminato o rispedito a casa; ciò che invece é essenziale e necessario, ordinato e riposto con cura, offre tutte le garanzie capaci di tenere lontane paure e incertezze.
Un sobrio senso del vivere, che può essere anche fatto di poco, ma di quanto basta, permette di essere liberi da impacci, di viaggiare bene, leggeri e sereni.
La lezione che conta é proprio semplicemente questa: andare avanti con entusiasmo, con voglia, e si camminerà con più calma perché si sarà imparato qualcosa.
Ci si accorge che si impara rapidamente, che non é poi tanto difficile essere misurati nel compiere quei gesti che diventano sempre più familiari, in simbiosi con la natura, prestando maggior attenzione ai segnali del proprio corpo, della propria mente e dei compagni.
Ogni giorno, se si vive bene il proprio cammino, lo zaino sembra pesare di meno e, se non si avverte questa sensazione, é bene interrogarsi sul perché, e valutarne le ragioni.
Ritrovare un controllo, anche solo parziale, sul modo di vivere tutte le situazioni, significa vivere meglio ed é un po' come imparare a volersi bene, nel senso migliore di questo termine.
Quando si scambia un saluto o qualche parola, non ha importanza se non ci si rincontrerà o se si divideranno ancora altri tratti di strada e si diventerà amici, anche i silenzi possono diventare eloquenti e il semplice camminare insieme può già essere un modo di comunicare, un modo per dire la propria fede in ciò che si fa e nella vita.
Chi percorre le vie del cammino compie un'evoluzione, cambia dentro, non si ricicla secondo nuovi cliché, può imparare nuove dimensioni dell'essere, sia in senso fisico che spirituale.
Si può andare oltre, in un'ottica di vita concretamente nuova e, incredibile ma vero, ci si può accorgere che tutte queste novità erano già dentro noi, ma assopite; occorreva uno scossone, un'occasione per fare emergere tante virtù che erano dormienti.
Eventuali malesseri dell'anima si stemperano, fino a dissolversi, perché movimento e azione sono medicine potenti, capaci di sconfiggere malinconie e insicurezze.
La sana fatica si sostituisce ai tanti stress, il silenzio e la meditazione colmano tutti quegli spazi normalmente occupati dal bombardamento mediatico di programmi banali e di pubblicità, in cui tutto sembra fantastico, luccicante, ma alla fine risulta squallidamente inutile o falso.
Pur vivendo senza remore e restrizioni il progresso, stando al passo con i tempi, si può godere dei benefici che vengono dall'immergersi in questa realtà fuori del tempo e che risultano assai più efficaci di qualsiasi tisana, più depurativi di qualsiasi decotto miracoloso.
Senza vivere come barboni, si può essere impegnati a riscoprire, in chiave attuale, la pratica antica dei pellegrini di San Giacomo Apostolo, per raggiungere i tesori nascosti del cammino, quelli dello spirito e dell'amicizia, oggi, nel terzo millennio.
Il cammino non può essere visto solo come qualcosa di arcaico, lontano e fuori del tempo, estraneo al realismo efficiente della modernità, perché in ogni albergue si trova un punto internet che permette di comunicare con il mondo intero, quello tecnologico. Qui, in modo diverso, in chiave innovativa, si può realizzare un ponte tra passato e futuro attraverso questa possibilità di comunicare e trasmettere, in tempo reale, pensieri e immagini, da un mondo semplice a quello frenetico e rutilante della modernità.
Con o senza navigatore satellitare, paesini insignificanti, coaguli di case intorno a una chiesa, un piccolo cimitero, in mezzo a campagne infinite, diventano tanti punti di riferimento, mete parziali da raggiungere, dove si può trovare una fontana, un piccolo bar.
Segni di una povertà quasi estrema si alternano alla presenza di opere anche notevoli, di auto moderne e potenti, a sottolineare una convivenza di antico e di nuovo, di un passato e di un futuro che si collocano in un presente ancora incongruo e incerto.
Sono motivi anche questi di riflessione per comprendere che il progresso avanza, e non può certo essere arrestato, però, pur presentando quantità di aspetti positivi, deve essere governato e orientato, riferito a un'evoluzione umana che non può prescindere da una crescita in chiave di valori.
Il cammino passa attraverso regioni di una Spagna che sta cambiando rapidamente, in cui é evidente una grande vitalità, dove la natura, le campagne e il cielo, sono puliti e ancora genuini...fino a quando?
Come preservare la ricchezza di queste realtà e come fare perché anche il cammino possa continuare a trasmettere quanto é ancora in grado di esprimere oggi? Come ritrovare e conservare 'una purezza?'.
Anche questa é una scommessa del nostro tempo, un impegno per chi, quale che sia la nazionalità o l'ideologia, ha gustato questa realtà di una Spagna dai rapidi cambiamenti e inserita in un Europa, patria di culture e di tradizioni grandiose, ma che, essa pure impegnata in mutamenti importanti, deve scegliere quali orientamenti e che futuro darsi.
Dovrà necessariamente essere un futuro di moderno umanesimo, di rilancio anche dello spirito e delle coscienze, non solo rivolto a sempre nuovi traguardi scientifici e tecnologici, che purtroppo, se isolati da un contesto globale, finiscono per generare solo nuovi bisogni e nuovi consumi, e creare motivi ulteriori di confusioni ed insicurezze.
Il cammino, questo andare con il corpo per ritrovare ed elevare lo spirito, tra dieci o venti anni riuscirà ancora a indurre nel cuore e nell'anima dei camminanti questo desiderio di condivisione attraverso la riscoperta di ciò che é essenziale?.
Questo 'Camino de las Estrellas', questa possibile via di illuminazione rimarrà probabilmente, com'é da oltre un millennio, la strada ideale per un pellegrinaggio dello spirito, ma ogni camminante dovrà saperne fare un'esperienza reale, intensa e profonda, quasi mistica, e dovrà trarne gli insegnamenti e i frutti propri, per essere capace di viverli e di testimoniarli.
Tra i camminanti si trovano persone molto diverse, credenti e non credenti, si parlano molti linguaggi, eppure si finisce sempre per comprendersi e tutti traggono frutti abbastanza simili, si potrebbe dire che giungano a conclusioni comuni, a conferma di un valore universale che il Cammino contiene e riesce a esprimere.
Chi lo inizia da solo, con un desiderio di solitudine e di raccoglimento, dopo qualche tempo comincia a desiderare di unirsi ad altri, per condividere le proprie e le altrui riflessioni, per stare insieme, anche allegramente, perché la gioia del cammino sta anche in questo.
Certamente, anche al cammino, due più due fanno quattro, ma tante altre cose meno evidenti, né scientifiche, né matematiche, sono egualmente vere e presenti nella realtà di ognuno.
Coesistono tante verità, ognuno cammina tranquillamente con la propria, salvo scoprire alla fine, che tutte queste diverse ragioni confluiscono verso un obiettivo unico, una meta comune!.
Attraverso qualche sinergia, con un po' di amicizia e di attenzione reciproca, con un po' di capacità di ascolto in più, é facile scoprire che sono molto simili, se non la stessa verità!.
Una verità che si fonda sulla speranza e sull'amore, che possono cambiare ogni cosa se si ritrova il tempo e la voglia di renderli attivi.
La rinuncia alla speranza sarebbe l'unico vero male, per il mondo intero, per tutti! In ogni frangente e a ogni latitudine questa é una verità certa.
I camminanti, anche quelli afflitti da vesciche, da dolori muscolari, da momenti di vera stanchezza, indistintamente tutti, sperano comunque di arrivare, sanno di potercela fare, pregano e vanno avanti, si sostengono per poter giungere ad abbracciare, in cattedrale, la statua di San Giacomo apostolo.
Il premio non sarà solo la Compostela o la Benedizione solenne in Cattedrale con l'abbraccio gioioso dei compañeros del cammino, ma sarà la consapevolezza di avercela fatta, di essere riusciti a superare le inevitabili difficoltà, ognuno le sue ma, soprattutto, di aver ritrovato dentro di sé tante energie, tante risorse, tanta interiorità e, tutto questo, finalizzato a una meta ideale, al di là di ogni 'interesse'.
Il premio più significativo sarà quello di leggere negli occhi degli amici del cammino una luce diversa, di un'amicizia semplice, con la certezza di aver condiviso emozioni e momenti indimenticabili.
In ultimo, ognuno sentirà dentro sé la capacità ritrovata di guardare alla vita con fiducia, con maggior fede in sé e negli altri, e soprattutto in Dio che é Padre...
todo poderoso!.
Un cammino per gente comune, soprattutto, per gente semplice e desiderosa di ritrovare un'innocenza perduta, una via per giungere a una comprensione maggiore, all'intuizione e a quella 'conoscenza' che permettono di scoprire il senso del vivere e il valore del possibile nella quotidianità.
Un possibile che trascende le possibilità umane, perché si fonda sul Cristo che, a suo tempo, ha invitato i primi discepoli a essere Apostoli, anche Giacomo, dicendo loro: 'Venite e vedete...!'.
Pier Franco Ghezzi