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via Claudia Augusta


Bassano del Grappa - Padova




Le grotte di Oliero sono gli scarichi più importanti del massiccio carsico dei Sette Comuni.
Da esse fuoriesce la maggior parte dell'acqua assorbita attraverso i numerosi inghiottitoi e voragini doliniche dell'Altopiano di Asiago.
Aperta al pubblico é la grotta Parolini, dal nome del suo scopritore che la esplorò nel 1822.
Lunga un centinaio di metri e larga una ventina é interamente occupata da un lago la cui profondità massima é 13 metri ed é alimentata sul fondo da un condotto a sifone: é un classico del turismo di valle ed é stata aperta al pubblico fin dal 1835, probabilmente la prima iniziativa del genere a scopi turistici.
All'ingresso del parco si trova il centro visite che, con l'associazione Vivere il fiume, propone visite guidate e attività didattiche.

A Campolongo sul Brenta la chiesa parrocchiale é dedicata alla Madonna del Carmine.

A Campese la chiesa parrocchiale é dedicata alla Santa Croce.
Un tempo il territorio di Campese era annesso all'antica Federazione dei Sette Comuni e godette pertanto dei medesimi privilegi che qui si tradussero nel permesso di coltivare il tabacco.
L'antico complesso monastico sorge nella parte meridionale del territorio sul pendio della montagna.
Venne fondato da Ponzio di Melgueil, ex abate di Cluny, nel 1124.
Il luogo prescelto é vicino ad uno degli itinerari che attraversando le Alpi collegavano la pianura veneta con il nord e i territori imperiali. Un tempo un muro di cinta circondava gli edifici con i giardini e i broli.
Lungo il corso del torrente Rea, sorgevano mulini ed officine di cui rimangono importanti testimonianze.

Bassano del Grappa é l'ottavo centro della regione per popolazione.
I manufatti ritrovati nella necropoli di San Giorgio di Angarano, datati tra il XI e il IX secolo a.C., testimoniano un insediamento precedente all'arrivo dei Romani.
La repubblica di Venezia giunse a Bassano il 10 giugno 1404, senza alterare statuti e consuetudini del comune, dandole il governo di un podestà e un capitanio scelto dal Senato tra i patrizi veneziani.
A parte la guerra della Lega di Cambrai (1509 - 1513), per quattro secoli la Serenissima mantenne pace e prosperità nel territorio, con beneficio del settore tessile (lana, seta, pelli) e dell'oreficeria.
Il Cinquecento vede, inoltre, la proliferazione artistica della famiglia di pittori Da Ponte ed editoriale della stamperia Remondini, che nel Settecento rese famoso il nome di Bassano in tutta Europa.
Il ponte sul Brenta, detto Ponte Vecchio o Ponte degli Alpini, subì numerosi interventi e ricostruzioni dalla sua nascita, documentata nel 1209 da Gerardo Maurisio.
Fu Andrea Palladio che nel 1569 progettò il nuovo ponte ligneo dandogli l'aspetto attuale.
Una piena del 1748 distrusse l'opera palladiana, che fu ricostruita tre anni dopo da Bartolomeo Ferracina.
Qui si trova la grapperia della più antica distilleria d'Italia: la Bortolo Nardini, al ponte dal 1779.

Tra gli edifici religiosi di Bassano si ricorda:
Il Duomo, dedicato a Santa Maria, sorge sui resti dell'antica pieve, all'interno della prima cerchia muraria del castello degli Ezzelini.
La presenza di questa pieve é documentata fin dal 998. Rifatto nel 1417 e poi in seguito più volte ritoccato.
All'esterno pregevole il campanile, mentre all'interno spicca il Crocifisso ligneo del XII sec. e la Croce del Filarete risalente al 1449.
La Chiesa di San Francesco, costruita con dedica alla Vergine Maria fu ceduta ai Frati Minori Conventuali che la dedicarono a San Francesco.
In stile romanico a croce latina é stata più volte ingrandita. La facciata ha struttura a capanna con un agile protiro ad archi a tutto sesto risalente al 1306. All'interno l'Annunciazione di Guariento di Arpo oltrechè un crocifisso ligneo dipinto.
Il Tempio Ossario: costruito inizialmente (1908) per ospitare la nuova sede arcipretale di Bassano e sospeso poi per mancanza di fondi, alla fine della Grande Guerra venne ceduto allo stato italiano, diventando un ossario per seppellire in maniera decorosa i resti dei caduti in battaglia.
Ospita 5405 caduti tra cui 236 decorati.
Di stile neo-gotico, a croce latina é costruito interamente in mattoni rossi. L'intera costruzione lunga 75 metri é snellita da due agili campanili di 60 metri d'altezza ciascuno. Il duomo é il monumento più importante di Rosà, iniziato attorno al 1720, come ingrandimento della vecchia chiesa di Sant'Antonio Abate. Il campanile é un progetto di Giuseppe Bernardi-Torretti, il primo maestro del Canova.
Nel duomo sono conservati dipinti di Leandro, Giovanni Battista e Jacopo da Ponte, poi statue di Orazio Marinali e di Giuseppe Bernardi-Torretti.

La chiesa parrocchiale di Rossano Veneto é dedicata alla Natività di Maria Vergine.

A Galliera Veneta la chiesa ha come patrona Santa Maria Maddalena, ma l'edificio più importante é sicuramente la Villa Imperiale.
Già dal 1508 la famiglia veneziana dei Capello qui possedeva dei campi e una casa. Nel 1530 il palazzo dominicale venne ingrandito, grazie soprattutto all'aumento delle proprietà terriere della famiglia.
E' in questa periodo che si deve inserire la creazione del parco all'italiana. Nel 1821 la proprietà passerà ad un'altra famiglia veneziana: i Comello, i quali chiederanno a Francesco Bagnara, architetto e scenografo nonch&ecute; detentore di una cattedra di paesaggio presso l'Accademia delle Belle Arti di Venezia, di disegnare il nuovo parco secondo il gusto inglese.
Nel 1852 la proprietà della villa passò all'imperatrice Maria Anna Pia di Savoia che ne ordinò la ristrutturazione nonch&ecute; l'ulteriore ampliamento. Ma non poté godere della proprietà perché nel 1866 il Veneto entrò a far parte dell'Italia. Nel 1859 la villa passò in proprietà alla famiglia Raggio De Micheli che nel 1929 la vendeva all'INPS, che la trasformò in un sanatorio per malati di TBC.
Nel 1978 divenne casa di riposo per anziani, mentre le barchesse diverranno sede di servizi sociali e sanitari. Solo in seguito il comune diverrà proprietario del parco nonché della parte ovest della villa nella quale é stata ricavata la Biblioteca civica.

Nella frazione di Borghetto si trova l'oratorio romanico (X secolo) dedicato a San Massimo di Cittanova d'Istria, martire del IV secolo.

A San Martino di Lupari la vecchia chiesa di San Martino venne progettata nella prima metà del Settecento dall'architetto Giorgio Massari ed é affiancata da un alto campanile di seicentesco.
La nuova chiesa di Cristo Re e di San Martino é relativamente recente, fu iniziata infatti nel 1927 e consacrata nel 1958.
Fu realizzata da Luigi Candiani che le diede un aspetto basilicale e maestoso. L'interno, diviso in tre navate con absidi, é decorato prevalentemente a mosaico.
Nelle navate laterali sono conservati due altari settecenteschi decorati da sculture e marmi, appartenenti alla chiesa preesistente.
La chiesa possiede diverse cappelle: la Cappella del Sacro Cuore, decorata da un affresco di Bruno Saetti; la Cappella del Crocifisso, che Pino Casarini abbellì con i suoi affreschi nel 1949; la Cappella della Tempesta, decorata dai graffiti dell'artista Angelo Gatto. Lo stesso artista che ha decorato quest'ultima cappella é autore anche dei mosaici che decorano l'abside (Cristo Re e Santi) e le navate laterali (la Via Crucis).
Il tempio contiene un grande organo Mascioni del 1924.

Santuario del noce Molti sono i monumenti da visitare a Camposampiero, ma i più importanti sono quelli legati alla vita di Sant'Antonio.
All'interno del Santuario del Noce sono raccolti alcuni pregevoli affreschi di Girolamo Tessari. Secondo la tradizione, l'origine della chiesa di San Pietro sarebbe da attribuirsi a San Prosdocimo fondatore di un sacello dedicato a questo santo.
L'imponente chiesa attuale, progettata da Antonio Beni venne inaugurata l'8 settembre 1940. Costituita da una navata unica conserva opere d'arte provenienti dalla vecchia chiesa, tra cui: l'altare maggiore; il cassone ligneo dell'organo e un battistero con coperchio, risalenti al Settecento; un altare in marmo nero, arricchito da un crocifisso finemente lavorato in marmo; una pala del Cinquecento (Madonna in trono attorniata dai Santi) che richiama la scuola di Palma il Giovane e due dipinti di Sebastiano Santi, risalenti all'Ottocento.
La chiesa di San Marco Evangelista é monumento tra i più antichi e significativi di Camposampiero, viene nominata nel testamento di Gherardino, della famiglia dei conti di Camposampiero alla fine del XII secolo.
Inizialmente di dimensioni molto piccole, consacrata nel 1496, venne successivamente modificata per renderla più capiente.
Fu ingrandita e decorata nel 1673 con le donazioni del patrizio veneziano Vittore Bondumier, che nella parrocchia aveva palazzo e proprietà.
Nel 1733 l'intervento più importante andò ad innalzare la chiesa e a prolungarla, successivamente vennero edificati la cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù e la cappella dedicata ai Santi (XIX secolo).
Le due navate laterali vennero ricavate invece nel 1923, con l'abbattimento di alcuni muri. In quell'occasione venne anche creato l'abside semicircolare. Infine, nel 1956, le navate vennero prolungate verso sud.
Le testimonianze più antiche ed insieme più significative dal punto di vista storico artistico, sono rappresentate da due affreschi attribuiti, come il soffitto, a Girolamo del Santo, artista del XVI secolo.
Assai notevole anche la scultura lignea del crocifisso collocato sull'altare maggiore, opera probabilmente di artista veneto della prima metà del Settecento.

Attualmente il castello feudale di Camposampiero ospita la sede dell'amministrazione comunale; anticamente ospitava la sede feudale e le carceri.
é possibile ammirare la torre dell'orologio che sorge a pochi metri dal castello.
L'oratorio della Madonna della Salute, originariamente oratorio 'di San Giacomo', é stato costruito dalla famiglia Querini nel 1406. Quando nel 1405 la Repubblica di Venezia estese il suo dominio su Camposampiero, il castello e l'area racchiusa dalle mura vennero confiscati ai Carraresi e dichiarati proprietà nazionale. Nell'ottobre dell'anno seguente i Querini acquistarono un appezzamento di terra all'interno delle mura e vi eressero un grande palazzo, dotato di giardino, casa per i lavoratori ed appunto l'oratorio dedicato a San Giacomo il Maggiore il quale conserva ancora oggi nel portale lo stemma dei Querini.
Il palazzo verso la metà del Seicento passò ai Civran e infine agli Andrighetti che durante il napoleonico Regno d'Italia lo demolirono, stanchi del continuo passaggio di soldati che trasformavano il palazzo in quartiere militare, lasciando in piedi solamente l'oratorio.
Con lo scoppio dell'epidemia di colera del 1836, per voto unanime della popolazione del paese, l'oratorio venne dedicato alla Madonna della Salute.
Il ricordo della funzione dell'ultima domenica di luglio dello stesso anno, con la quale la chiesa venne dedicata alla Madonna supplicando la liberazione dal contagio, é vivo ancora oggi nella tradizione popolare.
Sempre la tradizione sostiene che la Madonna non fu sorda a questa supplica e, mentre nei paesi vicini il contagio continuò per tutto agosto, a Camposampiero l'epidemia terminò con il luglio di quell'anno.

il Santo La città di Padova, secondo la tradizione, sarebbe nata nel 1185 a.C. per opera del principe troiano Antenore, pertanto sarebbe una delle più antiche città della penisola e la più antica del Veneto.
Sebbene la fondazione sia leggendaria, i dati archeologici hanno confermato la vetustà della città, che vanno dal XIII all'XI secolo.
La città di Padova é stata definita 'capitale della pittura del Trecento': le testimonianze pittoriche del XIV secolo - tra tutte, il ciclo di Giotto alla Cappella degli Scrovegni - la rendono nodo cruciale negli sviluppi dell'arte occidentale.

Dal 1222 é sede di una prestigiosa università che si colloca tra le più antiche del mondo.
Sede vescovile a capo di una delle diocesi più estese ed antiche d'Italia é universalmente conosciuta anche come la città del Santo, appellativo con cui viene chiamato a Padova sant'Antonio, nato a Lisbona nel 1195, che visse in città per alcuni anni e vi morì il 13 giugno 1231.

L'antica Padova sorse all'interno di un'ansa del fiume Brenta che allora (probabilmente fino al 589) scorreva nell'alveo dell'odierno Bacchiglione.
Dalla città passavano (o partivano) numerose strade che la congiungevano con i principali centri romani dell'epoca. Sia a nord che a sud vi erano estese centuriazioni.
Nel periodo delle invasioni barbariche fu più volte devastata, prima dagli Unni nel 452-453, poi nel 601 dai Longobardi di Agilulfo, e infine dagli Ungari nell'899.
Nel Basso Medioevo Padova si distinse come Libero comune, partecipando alla Lega Veronese e alla Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa.
Fu poi dominata, a partire dal 1318, dalla signoria dei Carraresi, fino alla conquista da parte della Repubblica di Venezia, avvenuta nel 1405. Nei successivi quattro secoli Padova, pur perdendo importanza politica, pot&ecute; godere della pace e della prosperità assicurata dalla Repubblica veneta, nonché della libertà garantita alla sua Università, che richiam&ograev; studenti ed insegnanti da tutta Europa, divenendo uno dei maggiori centri dell'aristotelismo e attirando numerosi ed illustri intellettuali come Galileo Galilei.
Tra i luoghi di culto cattolici, primeggia la cattedrale di Santa Maria Assunta, sede della diocesi di Padova, ma ancora più la pontificia basilica di sant'Antonio, santuario internazionale e tra le principali mete del turismo religioso al mondo.
Spicca poi la basilica di Santa Giustina, abbaziale, contenitore di insigne reliquie.

La Pontificia Basilica di Sant'Antonio é il principale edificio religioso della città. Conosciuta dai padovani semplicemente come il Santo, é una delle più grandi chiese del mondo ed é visitata annualmente da oltre 6,5 milioni di pellegrini, che ne fanno uno dei santuari più venerati del mondo cristiano.
La piazza antistante ospita il monumento equestre al Gattamelata (ossia Erasmo da Narni, capitano di ventura e condottiero al servizio della Serenissima) di Donatello.

Nel Medioevo questa era una zona periferica della città di Padova, ove sorgeva la piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini, che era stata affidata ai frati minori.
Qui aveva soggiornato sant'Antonio per poco più di un anno tra il 1229 ed il maggio 1231; accanto era stato fondato il convento dei francescani. Quando Antonio morì il 13 giugno 1231 presso l'Arcella, la sua salma venne composta in questa piccola chiesa e vi fu sepolto, seguendo il suo desiderio. Ben presto sulla sua tomba furono registrati molti fenomeni miracolosi ed iniziarono ad arrivare pellegrini prima dalle contrade vicine e poi anche da oltralpe, per cui ben presto venne aperto un processo canonico che si svolse in tempi molto brevi, e già nel 1232 papa Gregorio IX lo nominò santo. Quindi, ad un anno dalla sua morte, si decise di porre mano alla chiesetta di Santa Maria e di erigerne una nuova, proporzionata all'esigenza di ricevere ed ospitare i gruppi di pellegrini; l'antica chiesetta formò il nucleo da cui partì la costruzione della basilica e tuttora é inglobata come cappella della Madonna Mora.
La costruzione della basilica si protrasse fino al 1310.
Sulla facciata si aprono tre porte bronzee, realizzate seguendo il disegno progettuale di Camillo Boito (1895). In quella centrale si possono vedere San Ludovico da Tolosa, san Francesco, sant'Antonio e san Bonaventura. Il sagrato della basilica fu adibito per secoli a cimitero.
L'interno é a croce latina, suddiviso in tre navate da pilastri; sulla parte superiore delle pareti corrono delle gallerie.
Il profondo presbiterio é cinto da un deambulatorio con ricchissima decorazione.
La basilica é lunga 115 metri, nella crociera é larga 55 metri e l'altezza massima dell' interno é 38,50 metri.
L'altare maggiore é ornato da bellissimi bronzi di Donatello (1443-1450), nel paliotto e nella predella bassorilievi con angeli musicanti e Miracoli di Sant'Antonio, attorno bassorilievi in bronzo con storie del Vecchio Testamento.
Dietro il presbiterio, la quinta cappella del deambulatorio é dedicata alle reliquie e al tesoro della basilica, tra cui sono degni di nota, per la devozione di cui sono oggetto e per la bellezza dei reliquiari, la reliquia del mento di sant'Antonio, e la reliquia della lingua incorrotta del Santo.
Al termine del deambulatorio si apre la cappella della Madonna Mora, resto della precedente chiesa di Santa Maria, che comunica con la cappella del beato Belludi, decorata con affreschi di Giusto de' Menabuoi.
Nel transetto sinistro é la cappella dell'Arca del Santo, con i bassorilievi della sua vita ad opera di Tullio e Antonio Lombardo e di Jacopo Sansovino. Nel mezzo l'altare, opera di Tiziano Aspetti (1607), che sorge su una piattaforma posta sopra sette gradini, é caratterizzato da tre statue: quella di sant'Antonio al centro, affiancata da quella di san Bonaventura e di san Ludovico di Tolosa, che furono vescovi francescani.
Dal lato destro della basilica si accede ai chiostri e all'area conventuale.

Il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, é stato fondato in epoca altomedioevale e più volte ricostruito. L'attuale forma (con la facciata incompiuta) é del 1551, su disegno di Michelangelo. Al suo interno conserva importanti opere pittoriche.
A fianco del Duomo sorge il Battistero, all'interno ricoperto totalmente da un ciclo di affreschi di Giusto de' Menabuoi, al centro vasca battesimale del 1260.

Nella vastissima piazza chiamata Prato della Valle, si staglia l'imponente chiesa seicentesca dedicata a Santa Giustina, ricca di opere d'arte e di reliquie.

In città vi sono moltissime chiese, palazzi, edifici e luoghi storici che meriterebbero una descrizione più approfondita, per cui tempo si consiglia l'acquisto di una guida.